19-11-2009
PIER PAOLO PASOLINI TRIBUTE NIGHT
IN SLAUGHTER NATIVES + Wertham + Tronus Abyss + SantAAgostino + Cain Arbour
Taurus, Ciriè (TO), 24/10/2009
di Roberto Alessandro Filippozzi
foto Belgica Urriola
Col mini-festival dedicato alla figura dell'indimenticato Pier Paolo Pasolini il sottoscritto si toglie una piccola, attesa soddisfazione personale: andarsi a vedere un concerto a piedi, poiché la location mi risulta praticamente dietro casa! Considerazioni puramente personali a parte, il dato rilevante sta nella lungimiranza dell'organizzazione Regio Manicomio (in vero ottima e puntuale come poche altre in Italia), che ha individuato nel versatile Taurus di Ciriè, nella provincia di Torino, il posto adatto allo svolgimento di un mini-festival che in un sabato sera di fine ottobre ha richiamato una buona affluenza di pubblico. Ben cinque gruppi in cartellone (con headliner un nome importante e significativo come In Slaughter Natives, preceduto dalla nutrita serie di act italiani), performance noise e di lettura (talvolta combinate, con testi di pasoliniana memoria, ovviamente) a seguito di ogni esibizione live, un gradevole vernissage di Ruggero Defilippi ed una serie di banchetti - fra cui l'ottimo stand della Rustblade, con l'amico Stefano Rossello più che mai agguerrito - nella piacevole e riuscita serata ciriacese, nella speranza che la cittadina piemontese possa presto ospitare altri eventi analoghi. La parte concertistica, che è poi quella a noi più cara, si apre con CAIN ARBOUR: solo sul palco, il Nostro violenta i suoi rudimentali macchinari analogici, vomitando nel microfono la propria rabbia incontrollata nella mezz'ora a disposizione. Power-electro rumorosa, violenta e senza compromessi per un live essenziale, anche se l'impressione finale è che l'act nostrano debba trovare una via per incanalare meglio la propria spietata furia cieca, magari imbastendo un concept di fondo ad hoc. I presenti, che cominciano a riversarsi nel locale (la prima performance è iniziata alle 21), non mancano comunque di apprezzare. La serata, come da programma riportato sul volantino, prevedeva poi l'esibizione dei torinesi Tronus Abyss, ma, vista la presenza in comune di alcuni membri del gruppo col progetto SantAAgostino, si è optato per la doppia performance (circa mezz'ora a testa) di ambedue gli act locali. Lo 'scontro a due' comincia con SANTAAGOSTINO, che vince l'ideale tenzone in virtù di una presenza scenica indubbiamente migliore (passamontagna a parte, i visuals si rivelano pregevoli e interessanti), facendo risaltare suoni ambientali e industrial - spesso minimali - ottimamente levigati e permeanti che si fanno preferire all'attitudine di TRONUS ABYSS, il cui sound pare aver preso la piega di un certo post-psych-rock dai contorni non perfettamente definiti, che in sede live probabilmente non rende come ci si aspetterebbe. Vincono dunque nettamente ai punti le sonorità espresse da SantAAgostino, autori di una performance interessante anche sul piano squisitamente concettuale, mentre è da rivedere la prestazione live dei pur estrosi Tronus Abyss, evidentemente più a loro agio in studio rispetto alla dimensione da palco (almeno per il momento), e forse ancora distanti dall'aver trovato una reale e precisa identità a livello prettamente sonoro. Siamo ormai nei pressi della mezzanotte quando tocca a WERTHAM, e si comincia a fare davvero sul serio: Marco Deplano, punta di diamante della scena industrial/power-electronics italica (non a caso è la Tesco a pubblicarne i lavori), è solo sul palco, ma la sua presenza severa, il suo sound corposo, la sua capacità di tenere il palco, dei visuals dai significati forti e chiari ed una vena concettuale espressa sapientemente e con grande forza riempiono lo stage come se si trattasse di un'armata. Lo stage è la gabbia nella quale si agita nervosamente la bestia, con alle spalle immagini e messaggi più che eloquenti, la cui forza provocatoria è sotto gli occhi di tutti: in questo contesto vivono alcuni dei momenti migliori del devastante "Memories From The Pigsty", con Marco chiamato ad emettere il suo rumore perfettamente incanalato e contestualizzato, sul quale poi riversa la propria inesauribile furia vocale che esalta versi di scherno ed odio. Mezz'ora di spietato rumore al top della sua forza espressiva, per un nome che eleva la caratura della scena italiana presso media e pubblico internazionali. Dopo l'ennesima reading performance tocca ad IN SLAUGHTER NATIVES chiudere degnamente la serata, anche se purtroppo è ormai passata l'una di notte ed una certa parte dei presenti ha già abbandonato il locale, lasciando dietro di sé un certo qual vuoto che è difficile non notare... Tuttavia la creatura svedese del mefistofelico Jouni Havukainen, nome storico del roster della titolata Cold Meat Industry, non si lascia intimorire: l'artista scandinavo sale sul palco accompagnato alle macchine da una gentile donzella (probabilmente la sua compagna, ma la cosa ha poca importanza: sicuramente non si tratta del solito Tomas degli Ordo Rosarius Equilibrio, questo ve lo possiamo garantire...), e fra visuals di buon effetto confezionati ad hoc, tutta una serie di tracce storiche (a partire dall'inarrivabile "Death, Just Only Death...") prende vita. Le vocals di Jouni suonano fortemente luciferine, complice l'effetto (ab)usato dal Nostro, che però finisce col far risultare il tutto vocalmente unidirezionale, facendo quindi apparire statico lo stesso mastermind scandinavo nel suo intento di risultare minaccioso ed inquietante, anche se l'impatto visivo ricercato alla fine viene pienamente conseguito. I suoni si rivelano pieni e potenti, roboanti nel loro impeto marziale, ma purtroppo si perdono in larga parte certe orchestrazioni e quei sontuosi samples corali che rendono apocalittico il mood principale dei dischi firmati In Slaughter Natives; il dato negativo è la scarsa presenza di pubblico davanti al palco, ma come detto poc'anzi certi avventori avevano evidentemente un 'coprifuoco' che non permetteva loro di fare le ore piccole, con tutto quel che ne consegue... Alla fine l'esibizione dell'act scandinavo dura una cinquantina di minuti scarsi, pochi se pensiamo alla storia ed alla discografia di Mr. Havukainen: i 'duri e puri' rimasti mostrano comunque di apprezzare, tributando al nome di punta della serata i dovuti applausi. Si chiude così la kermesse ciriacese, nuova nota positiva dal Piemonte dopo l'altra bella serata trascorsa lo scorso settembre a Moncalieri in compagnia dei VNV Nation e dei Rotersand: Torino c'è, la provincia pure. E speriamo che in futuro, in questo senso, vada anche meglio: ne ha bisogno l'intera scena nazionale.