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06-04-2010
ISOMER
Nell'età del serpente
di Michele Viali
L'Australia è sempre stata una terra foriera di grandi musicisti e, per quanto possa sembrare strano a chi non è solito frequentare la scena più dura, da lì provengono anche fondamentali progetti industrial. Dagli anni '80 ad oggi sono tanti i nomi che hanno rimpinguato le file del settore, e molti di questi hanno aggiunto tasselli fondamentali e indimenticabili per chi ama questo genere. Isomer rappresenta in un certo qual modo la punta dell'iceberg: uno degli ultimi arrivati insomma, ma che sta lì a testimoniare la continuità col passato tramite dischi di primo livello. Nato all'inizio del nuovo millennio, il progetto mosso da Dave Tonkin viene notato da varie importanti etichette: tra queste la più rapida a muoversi è stata la Tesco, con cui viene incamerata una collaborazione che dura da anni. Il terzo album di Isomer segna probabilmente la vetta qualitativa del progetto, e ci è sembrato necessario celebrarne l'uscita con un'ampia intervista a 360 gradi, a cui David si è sottoposto di buon grado, fornendo ai nostri lettori un ampio spaccato su quanto fatto sinora...
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Salve David. Sebbene Isomer esista ormai da circa dieci anni, vorrei iniziare la nostra chiacchierata con alcune domande riguardanti gli inizi: come nasce il tuo progetto e quando hai cominciato ad assemblare musica?
"Ho dato vita a Isomer nel 2000/2001, quando ero all'università. Solo recentemente ho scoperto alcuni cruciali artisti ed etichette del settore industrial e neofolk sia tramite un negozio - ora chiuso - che era qui ad Adelaide, sia tramite la label Dorobo di Darrin Verhagen, sita a Melbourne. Dopo aver comprato un vecchio sampler e preso alcuni software gratuiti, ho cercato di canalizzare le mie energie verso qualcosa di creativo traendo ispirazione dalla musica che avevo da poco scoperto. Nei primi due anni ho registrato molto di quel che ho prodotto. Senza badare troppo alla qualità e alla consistenza ho realizzato tre cassette, che ho scambiato con altri musicisti qui in Australia e all'estero. Quei nastri sono stati la mia palestra: sono serviti a sviluppare idee e mettere in pratica tecniche diverse. Dal punto di vista qualitativo i risultati sono stati alterni."
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A cosa dobbiamo il nome Isomer?
"Al tempo ero interessato ad esplorare l'aldilà, oscure correnti nascoste sotto leggeri strati di perfezione: è da qui che deriva il titolo della prima cassetta "Semblance Of Perfection". La società per lo più indossa la maschera della normalità e raramente riconosciamo le traballanti fondamenta su cui è costruita. Gli isomeri, componenti chimici con lo stesso numero e tipo di molecole, ma con formule strutturali diverse, sembrano riassumere il concetto, sebbene in maniera un po' esoterica. Oggigiorno non sono più tanto interessato a concretizzare queste idee, ma il nome è rimasto."
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Quali sono le differenze tra i tuoi primi nastri e i successivi album usciti su Tesco?
"I nastri erano diversi nei suoni. Vado ancora fiero di buona parte di quel materiale, ma al tempo non avevo ancora la sicurezza mostrata in "Serpent Age" (primo CD realizzato per la Tesco). Suonavo con tecniche diverse, mentre con "Serpent Age" ho focalizzato l'attenzione giungendo ad una maggior coerenza, per questo ho poi spedito quel disco ad un gran numero di etichette che lo hanno largamente ammirato."
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Quei primi lavori sono oggi di difficile reperibilità. Hai pensato a delle ulteriori ristampe?
"Qualche anno fa la Chastity Records e la EC Productions, etichette di Adelaide, li hanno ristampati su CDr e dovrebbero essere ancora disponibili nel sito della EC Productions. Alan Bindig e Harry Butler, titolari delle etichette, sono stati sempre un grande supporto per me e sono due leggende nella scena musicale di Adelaide!"
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Tesco Organisation è un'etichetta fondamentale per Isomer e, più in generale, per l'industrial. Vuoi raccontarci come è iniziata la collaborazione, nonché l'amicizia, con Klaus e Joachim?
"Come già detto, spedii "Serpent Age" ad un gran numero di etichette e Tesco fu la prima a rispondere positivamente, offrendosi di produrlo. Per me sono stati la prima scelta, rappresentano la label ideale e mi hanno supportato fino ad ora. Klaus e Joachim meritano un profonda ammirazione per la loro dedizione nel settore industrial e vanno elogiati per come realizzano musica. Talvolta si fanno carico di alcuni rischi (come nel caso del mio CD "Zero Lounge") per produzioni che non sono degli ovvi best-seller, ma che ritengono validi per i loro standard."
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"Serpent Age", tuo CD di debutto, ha sonorità più ambientali rispetto ai tuoi successivi lavori. Come pensi si sia evoluto il suono di Isomer negli ultimi anni?
"Sì, c'è stato un generale cambiamento dalle stratificazioni ambientali di "Serpent Age" ai suoni più sporchi e rumorosi di questi giorni. In minima parte questa tendenza appariva già in "Serpent Age", ma era molto più evidente in "Zero Lounge" e ancor più nel nuovo "Face Toward The Sun". Ho sempre avuto idee chiare in musica e non mi sono mai limitato ad un genere in particolare, e ad essere onesto ho ancora un minimo interesse verso la dark ambient. I cambi stilistici sono il naturale risultato di tutto ciò."
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A cosa ti riferisci con la definizione "Età del Serpente"?
"È un riferimento personale alla forza e al coraggio. Buona parte dei miei testi e dell'artwork dei dischi sono scelte intuitive, e ciò vale anche per il titolo "Serpent Age". Il serpente appare da migliaia di anni in varie credenze e può essere interpretato in modi diversi, ma per me è un simbolo unidirezionale di forza e principio di fertilità maschile. L'immagine del sole in copertina ha il medesimo significato."
"Il serpente appare da migliaia di anni in varie credenze e può essere interpretato in modi diversi, ma per me è un simbolo unidirezionale di forza e principio di fertilità maschile..."
(David Tonkin)
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Come mai hai dedicato la traccia d'apertura di "Serpent Age" alla città di Sarajevo? Ci sono riferimenti alla recente guerra dei Balcani?
"Assolutamente sì. Mia moglie è una serbo-bosniaca cresciuta a Sarajevo. Tramite lei ho analizzato le guerre nei Balcani in modo drammaticamente diverso dalla merda che ci veniva propinata dai media in quel periodo. Non ho mai preteso di capire in pieno i tanti motivi che sono dietro a una guerra, lascio solo parlare le esperienze di chi tali eventi li ha vissuti direttamente. La traccia era un piccolo omaggio a gente come mia moglie."
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Il successivo album "Zero Lounge" ha vari riferimenti al passato, espressi innanzitutto tramite l'artwork. Sei stato ispirato da qualche personalità femminile del passato per questo disco?
"No. La pinup in copertina, le ragazze fotografate nell'inserto, il font utilizzato e tutto il resto... sono solo decisioni estetiche con cui sottolineo il mio apprezzamento per un certo stile."
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Ma anche il termine 'lounge' rimanda ad un passato anni 50/60... che genere di pensieri si annidano dietro questo disco?
"È ancora un discorso estetico e un modo per ricordare quanto apprezzo la musica lounge. In un primo momento volevo unire due mondi apparentemente diversi come il lounge e l'industrial, in fondo non così distanti sul piano musicale. Solo vari anni dopo ho messo a punto con due amici lo stile 'lounge-noise' nel progetto Bordel Militare, in cui riusciamo a coniugare i due aspetti ad un livello più profondo."
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In "Zero Lounge" ci sono anche alcune parti semi-acustiche (forse ottenute da samples) in "Blue Gum Canopy" e "United Front Disco". A cosa è dovuta una scelta del genere in un album prettamente industrial?
"Ho sempre tentato (coscientemente o meno) di superare gli stereotipi e le aspettative del genere industrial. Non pretendo di essere necessariamente innovativo come riescono ad essere alcuni artisti, ma questo atteggiamento riflette i miei gusti e rende interessante il mio lavoro. In effetti le parti da te citate sono ottenute con dei campionamenti. "Blue Gym Canopy" è un'ironica pièce australiana. I Blue Gums sono un tipo di alberi australiani e, dato che non sono traducibili in suoni, ho usato samples di koala, dingo e magpie. In questo modo ho cercato di distanziarmi dagli ordinari campionamenti del settore industrial. Per contro non riesco a ricordarmi il nome del film da cui ho estratto il tema che introduce "United Front Disco". Era un B-movie degli anni '80 di genere sci-fi... forse "Liquid Sky"."
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Il tuo nuovo album "Face Toward The Sun" ha una copertina enigmatica e potente. Quale significato assumono il toro, il sole e l'uomo dell'artwork e il titolo?
"L'artwork evoca le stesse tematiche di "Serpent Age". Il toro, l'arciere e il sole sono immagini virili, attive e vigorose. Il titolo incita a porsi contro qualsiasi cosa arrivi sulla tua via!"
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Quali temi ed eventi danno ispirazione a questo album?
"Alcune tracce sono state assemblate usando materiale che misi a punto anni fa. Ma nonostante l'arco temporale sono certo che l'album appartiene 'al suo tempo'. La musica è per me sempre un processo intuitivo, per cui solo quando le tracce sono complete si può riconoscere la direzione tematica complessiva a cui è legato il tutto, artwork compreso. Detto ciò non è obbligatorio che ogni cosa abbia un significato preciso, l'importante è che suoni bene!"
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Ci sono alcuni interessanti samples (o almeno sembrano tali) in "Face Toward The Sun": da dove hai preso le voci incluse in "Restless Divinity"?
"Non sono samples, è la mia voce. Le ho registrate in un momento di rabbia, un'ipotetica situazione in cui avrei fatto qualcosa di veramente nocivo verso qualcuno se non fossi stato trattenuto da leggi e accortezze sociali. Alcune culture vedono ancora il sacro nella guerra, penso che non sarebbe una cattiva idea applicare tale prospettiva alla violenza personale: da qui deriva il titolo "Restless Divinity"."
"Mia moglie è una serbo-bosniaca cresciuta a Sarajevo. Tramite lei ho analizzato le guerre nei Balcani in modo drammaticamente diverso dalla merda che ci veniva propinata dai media in quel periodo. Non ho mai preteso di capire in pieno i tanti motivi che sono dietro a una guerra, lascio solo parlare le esperienze di chi tali eventi li ha vissuti direttamente..."
(David Tonkin)
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E degli altri campionamenti dell'album cosa puoi dirci?
"La musica di "Horse Head" e l'inizio di "Sins Of Freedom" sono estratti da "Mondo Cane 2", un film che vedevo spesso al tempo. Mentre il sample in "The Fog Of This World" è estratto da un pezzo di Glenn Miller, un popolare musicista americano risalente ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Miller si arruolò nell'esercito in battaglia e lì realizzò musica pop militare per le truppe. Ma penso che far leva sui samples per dare corpo a un brano può essere rischioso (se non addirittura un segnale di pigrizia) qualora questo diventi il solo fulcro della traccia. I campionamenti che ho usato sono solo un elemento dei tanti, sicuramente non l'unico."
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Concludi il disco con un pezzo semi-acustico: "Dawn Chorus"... suona un po' neofolk ed è diverso dall'impostazione dei restanti brani...
"È Johnny Cash! Forse dovrei mentire e dire che la chitarra l'ho suonata io, ma in realtà ho mandato in loop un sample estratto dalla sua cover di "Bridge Over Troubled Water", ho abbassato i toni, aggiunto qualche delay... la chitarra, i synth... tutto questo è mio."
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Vista nell'insieme la tua musica appare come una miscela di industrial classico e momenti dark ambient con puntate noise, qualche ritmica ed un tocco marziale. In che modo unisci tanti input differenti?
"Mi piace la musica industrial in tutte le sue forme, per cui è sempre stato naturale affiancare correnti diverse in una sola traccia o in un unico album. Forse ciò non funziona sempre a dovere. Non è una decisione cosciente, ma parimenti ogni album è composto in uno stesso periodo. Di norma lavoro sulle tracce per un certo lasso di tempo, e se presentano suoni diversi le lascerò in questa condizione, subendo anche le influenze di ciò che avviene nella mia vita in quel dato momento. In qualche modo quest'ultimo aspetto va a legare insieme tutti gli altri."
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Da quali band trai ispirazione?
"Intenzionalmente non voglio assomigliare a nessuno, ma indirettamente vengo influenzato da altri... tra questi ci sono Genocide Organ, Anenzephalia, Death In June, :Of The Wand And The Moon:, Scott Walker... la lista è lunga..."
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Il mastering dei tuoi tre CD è stato approntato da Dave Lokan che, tra gli altri, ha lavorato in molti album dei Death In June. Come è nata questa collaborazione?
"Dave è un buon amico. Ci incontrammo per la prima volta quando gli chiesi di realizzare il mastering per "Serpent Age". Come hai già detto, lui ha lavorato per anni a stretto contatto con Douglas Pearce, e dopo aver ascoltato quanto fatto per i dischi di Death In June ho deciso di contattarlo. Il suo studio si trova in una zona isolata sulle colline di Adelaide... ha convertito una casa abbandonata in un meraviglioso studio: fantastico."
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Quanto reputi importante il lavoro tecnico di Dave per la riuscita dei tuoi album?
"Dave non ascolta spesso l'industrial, ma riesce a intuire il tipo di suono che sto cercando per una traccia di Isomer: ha un gran talento. Il 'big sound' di "Serpent Age" e "Face Toward The Sun" è dovuto in larga parte a lui."
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Nonostante Isomer sia restio ad apparire in compilation, di recente un tuo brano è stato inserito nell'ucraina "Energia"...
"Olegh Kolyada di Oda Relicta/First Human Ferro mi ha chiesto se ero interessato a contribuire con una traccia e il progetto appariva interessante. Il pezzo che gli ho mandato non è stato usato nella sua forma originaria, Olegh lo ha infatti mixato con un paio di brani di Alarmist. Per questa compilation ha mixato insieme varie altre tracce e ha anche voluto realizzare una seconda versione del CD con tutte le tracce originali, ma non so a che punto sia giunto con quest'ultima."
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Un paio di anni fa la Old Europa Cafe ha pubblicato il CDr "Ovarium", lavoro che hai realizzato in collaborazione con Kenji Siratori. Come sei entrato in contatto con questo scrittore giapponese, ormai conosciutissimo nel settore industrial?
"Mi ha spedito qualche sua registrazione vocale su mp3 e mi ha chiesto se volevo collaborare con lui... quando finiva di collaborare con mille altre persone! Ho pensato che poteva essere interessante. Mi piace la lingua giapponese e ho voluto sperimentare."
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Come avete sviluppato "Ovarium"?
"Ho pensato che alcune mie tracce già iniziate funzionassero bene accanto alla voce di Kenji. Un paio di brani sono costituiti da materiale che avevo iniziato anni prima, ma che non avevo mai utilizzato: ho sempre pensato che avessero bisogno di qualcos'altro, e uno scrittore cyber-punk giapponese poteva andare abbastanza bene!"
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Puoi introdurci il tuo side-project Alarmist? Quali differenze ci sono con Isomer?
"Il progetto è nato quando stavo provando suoni di diversa consistenza da quelli presenti nei dischi di Isomer, il che mi ha spinto a creare un nuovo nome. Inizialmente l'ho descritto come 'dark electronica', ma è inutile dire che è una definizione sciocca."
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Negli ultimi tempi Isomer è apparso nella video-compilation "Live in Australia", realizzata dalla Cold Meat Industry. Puoi raccontarci qualcosa di quell'evento? Che ricordi hai di quel concerto?
"Un grande divertimento e un grande successo. Tanto di cappello agli organizzatori di Melbourne, che hanno corso un bel rischio a portare in Australia Karmanik, Lina Baby Doll e Peter Andersson. Non si era quasi mai sentito di progetti industrial che sono venuti a suonare qui: la distanza e i costi sono pressoché proibitivi, ma loro ce l'hanno fatta e oltre 300 persone sono venute alle due serate. Esserne coinvolto è stato un piacere, è stato quasi come se entrassi in una particolare cerchia. Deutsch Nepal, Brighter Death Now, Raison d'Etre e Shinjuku Thief (progetto di Melbourne che si è esibito in quelle serate) sono tra i primi artisti che mi hanno ispirato."
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Vari progetti della vecchia scuola industrial vengono proprio dall'Australia, tra questi basti menzionare nomi come SPK e Severed Heads... Secondo te oggigiorno c'è ancora interesse per questo tipo di musica nella tua terra?
"La scena è sicuramente in crescita, soprattutto a Melbourne. Ci sono realtà che lavorano sodo per realizzare regolarmente eventi e produrre musica. La Cipher Productions, la Sabbatical, la Smell The Stench e l'ormai inattiva Dorobo sono buoni esempi di questo movimento. Qui ad Adelaide, oltre alle suddette Chastity Records ed EC Productions, ci sono altre piccole realtà: le loro produzioni riguardano quasi esclusivamente materiale locale, ma non solo di genere industrial. So bene che qui in Australia c'è una grande eredità artistica per questo settore musicale, ci sono stati molti innovatori: SPK, John Murphy, Streicher e Darrin Verhargen solo per fare qualche nome."
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Quali piani hai per il futuro?
"L'album di debutto di Bordel Militaire è ormai pronto. Il nuovo lavoro di Isomer non è troppo lontano, ma per quanto concerne i progetti solisti mi sto concentrando più sugli aspetti ruvidi e rumoristici, per cui finirà che pubblicherò questo tipo di materiale con un nome diverso. Dovrei rispolverare Alarmist, ma per il momento non c'è nulla di concreto. Mi piace molto suonare dal vivo, sia qui che all'estero, e non disprezzerei affatto l'idea di potermi esibire un giorno in Italia."
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Ultima domanda: qual è l'essenza di Isomer e quali scenari intendi evocare con la tua musica?
"In pantofole con un buon bicchiere di vino davanti al fuoco? Oppure, forse, niente... in fin dei conti sto facendo tutto questo essenzialmente per me stesso piuttosto che per gli altri. Per cui se spero che qualcuno tragga qualcosa dall'ascolto della mia musica, è solo per autoaccondiscendenza!"
"Ho sempre tentato (coscientemente o meno) di superare gli stereotipi e le aspettative del genere industrial. Non pretendo di essere necessariamente innovativo come riescono ad essere alcuni artisti, ma questo atteggiamento riflette i miei gusti e rende interessante il mio lavoro..."
(David Tonkin)
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Grazie per la disponibilità David, e ancora congratulazioni per il tuo nuovo album.
"Grazie a te Michele. Ho apprezzato molto il vostro interesse."
http://www.myspace.com/isomerslounge
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