30-11-2008
SOTTOFASCIASEMPLICE
"Filospinato"
(RTP/Paranoise)
Time: (48:30)
Rating : 8
Lo chiamano 'rock identitario', un ottimo collega vi parlerebbe più volentieri di 'espressionismo musicale' e gli immancabili antagonisti vi direbbero che è solo 'roba di destra', ma noi preferiamo far nostra la definizione 'stile elettrocomizio' che lo stesso progetto SottoFasciaSemplice usa per definire sé stesso per bocca del suo indiscusso leader Katanga (ex-Intolleranza). Questo per quanto concerne lo stato attuale delle cose, rappresentato da un disco (il quinto album in totale, al momento vecchio di un anno, sul quale siamo potuti tornare con piacere grazie al prezioso e gradito supporto dell'associazione culturale Perimetro) che supera e travalica un discorso sonoro/testuale iniziato ormai nel lontano 1995 ed incarnato una prima volta tra il '98 ed il 2000 con tre full-length ("Gambadilegno", "Perseo" e "Crociato"), per poi riprendere nel 2006 con "Idrovolante" e trovare finalmente il suo culmine proprio con "Filospinato", ossia il disco in esame (seguito solo dal 7" split con Der Blutharsch di quest'anno). Registrato interamente a Tokyo, attuale città di residenza di Katanga, l'album irrompe dalle casse col proclama "Serve un'invenzione, un cambio di caricatore!", mettendo subito in chiaro la volontà del suo creatore: far passare un messaggio forte e concreto attraverso qualcosa di nuovo ed efficace abbandonando i limiti di un panorama che non potrà mai fare realmente breccia fra le masse, almeno finché si reggerà su stilemi 'di nicchia' che non possono minimamente aspirare a raggiungere i 'gusti medi'. Serve qualcosa di nuovo per risvegliare le coscienze ebbre di tv e sciocchezze assortite, dunque, e la formula di SFS prevede per riuscirvi un'efficacissima commistione fra elettronica versatile e chitarre sferzanti di derivazione rock (capaci di venature punk figlie di retaggi passati), ponendo sempre un occhio di riguardo verso un groove che crea la base ideale per quello 'stile elettrocomizio' che sarebbe ridicolo scambiare per 'influenze rap'. La sagace "Sorpasso Elettronico", opportunamente fornita di un groove irresistibile, è dunque il manifesto programmatico degli obiettivi artistici di SFS, ma anche l'immediata manifestazione di un sentimento nazionalista che guarda al futuro, anziché trincerarsi dietro a facili nostalgie. Segue a ruota "Repubblica", ovvero la nuova 'hit' centrata alla perfezione da SFS: un pezzo incisivo, duro, serpeggiante e pregno di malcontento, intensissimo atto d'accusa verso la pochezza dell'uomo medio e della sua classe dirigente, nuovamente fra taglienti chitarre rock ed un'elettronica fortemente avvolgente, esaltata dalla produzione curatissima ed ottimale che esalta ogni dettaglio. Alla forte denuncia di una situazione insostenibile come il vivere rinchiusi ognuno in casa propria (qui denominata 'comunismo pratico'), esplicata attraverso quella "Chi Siete" che si espande internamente come una metastasi, risponde l'altra strabordante hit "W L'I-taglia", solidissima, affilata, tesa e sempre pronta ad esplodere nel suo fragoroso refrain di limpida protesta, mentre "Nossignore" inasprisce volutamente quel malumore sempre aleggiante su basi squisitamente danceable e ricche di groove. Sorprende lo strumentale "Legione", realizzato con l'ausilio della The Roppongi Nisemono Brass Band e vicino alla solennità dei Laibach di "NATO", mentre la splendidamente congegnata "Richiamo Delle Masse" pone i suoi pressanti quesiti scivolando minacciosa ed inquieta verso la verità; bene anche "Tenaglia" (il cui titolo rappresenta il fulcro dell'intero lavoro, poiché è la tenaglia ad essere il mezzo con cui tagliare il filo spinato, e siamo noi stessi a dover divenire tenaglia), che si rivela più ariosamente 'classica' ed organica sfiorando i toni della ballata, pur rimanendo ben inserita in quel 'meccanismo avanguardista' di cui SFS è senza dubbio portavoce principale nella scena musicale di provenienza. Importantissima in un lavoro così concettuale (come lo erano anche i precedenti, d'altronde) è la title-track, che si muove strisciante ed inarrestabile per culminare nel poderoso refrain che ci spiega che "Il filo spinato che tagliavi è rivolto in fuori!", per segnalare la necessità di rientrare in quel mondo dal quale ci si è tagliati fuori con le nostre stesse mani. Chiude "SFS V - Finale", tenue strumentale dal gusto analogico che schiude emozioni semplici ma tangibili. Un'opera nella quale è impossibile separare le musiche dai testi (come di consueto per SFS), in quanto espressioni limpide di idee e visioni che potranno anche non piacere a molti, ma che sono innegabilmente il frutto di un vissuto e di una volontà che sarebbe un delitto prendere alla leggera. Un disco che coniuga alla perfezione la necessità di qualcosa di nuovo e potenzialmente fruibile da tutti alla volontà di far circolare idee forti e non allineate a quel coro che fa tanti proseliti quanti soldi, nonché l'opera migliore e più completa di un progetto che sta meritatamente raccogliendo i frutti di un lavoro importante, conscio dei propri mezzi. Un piccolo grande disco italiano, musicalmente accattivante e concettualmente imponente, da sbattere in faccia a chi pensa all'Italia come ad una nazione che deve sempre imparare tutto dagli altri: decisamente consigliato.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/sottofasciasemplice