05-10-2008
DUNWICH
"Heilagmanoth"
(Autoproduzione)
Time: (54:13)
Rating : 8
L'Italia può vantare una tradizione progressive gloriosa e ben radicata, ma, nonostante i lavori inerenti alla suddetta scena musicale continuino ad essere pubblicati a cadenza regolare, per essa sembra profilarsi un futuro sempre più oscuro ed incerto: il pubblico di casa nostra, infatti, preferendo dedicarsi a sonorità più facilmente fruibili, appare ormai disinteressato nei confronti di certe proposte, e pochissime sono quelle label che ancora hanno il coraggio di investire nei progetti nostrani (un nome su tutti: Black Widow). A fare le spese di questa penosa situazione sono talvolta proprio quei gruppi con una carriera ventennale alle spalle, come i Dunwich, fondati nel lontano 1985 dal compositore/tastierista Claudio Nigris ed autori di tre ottimi lavori ("Sul Monte È Il Tuono", "Il Chiarore Sorge Due Volte" e "L'Eterna Eclissi Di Ghiaccio") nella scorsa decade, il cui autentico valore è stato evidentemente oscurato da certe fanfaronate barocco-metalliche e pseudo-medioevali che in Italia proliferano come funghi e fanno impazzire l'ascoltatore-medio. Chi vi scrive è conscio del fatto che anche un solo brano del repertorio dei Dunwich riuscirebbe a surclassare ed a farci dimenticare le infinite e banali epopee inscenate da Rhapsody Of Fire e dal loro triste stuolo di imitatori, ma label ed ascoltatori sembrano, al contrario, assuefatti dal 'fascino' del cosiddetto power metal sinfonico... E così i Nostri, da qualche anno tornati in carreggiata grazie all'ingresso della cantante Francesca 'Elayne' Naccarelli, hanno scelto la via dell'autoproduzione, estraniandosi dalle problematiche alle quali accennavamo poco fa e regalandoci questa piccola gemma, la quarta della loro discografia. "Heilagmanoth" potrebbe essere descritto come un'avventurosa saga epica, raccontataci da tre misteriosi bardi dell'era moderna, oppure come un mondo sperduto nei meandri dello spazio e del tempo, nel cui etere echeggiano sensazioni mistiche e prodigiose (perfettamente rappresentate da un artwork di ottima fattura), giunte sino a noi sotto forma di sonorità che spaziano tra la tenebrosità della musica neomedioevale e l'eleganza del prog rock di scuola seventies, senza però disdegnare quel tocco di solennità e sinfonismo offertoci dall'impeccabile coro di voci liriche e dai numerosi musicisti classici che hanno contribuito alle registrazioni dell'album. La voce cristallina ed incantata della bravissima Francesca ci guida passo per passo in quest'avventura, estasiandoci soprattutto in quei passaggi nei quali è richiesta un'interpretazione prettamente 'eterea' (ci auguriamo, invece, che la giovane vocalist riesca a migliorare la propria interpretazione nei frangenti più ritmati e rockeggianti), mentre i fidi compagni la supportano a dovere dando vita ad uno spettacolo di suoni ed atmosfere. I Dunwich, con questo disco, potrebbero dunque diventare i nuovi portabandiera di una tradizione prettamente italica che sta pian piano scomparendo... Per questo, il consiglio che rivolgiamo a tutti i nostri lettori è quello di avvicinarsi a "Heilagmanoth" senza pregiudizi, perché lavori autentici e pregni d'emozione come questo, a prescindere dai generi ai quali siamo soliti riferirci, sono ormai merce rara.
Marco Belafatti
http://www.myspace.com/dunwichband