22-09-2008
INFIERI
"Through The Night Lights"
(Autoproduzione)
Time: (51:35)
Rating : 8
Ancora una band italiana di cui mi trovo a scrivere, ancora un album magnifico di cui parlare, e ciò dovrebbe fare riflettere. Il nostro Paese vive di esotismi artistici, lasciando in un angolo realtà dai meriti ben maggiori. Per me è triste dover scrivere tra parentesi 'autoproduzione' quando la qualità dei prodotti è alta, eppure, a causa di un ambiente diventato superficiale, all'estremo oramai è la norma. Così i romani Infieri pubblicano l'ennesimo full-lenght di qualità senza una label che investa sulle loro idee, senza un marketing degno, senza promozioni per eventuali concerti. Avrei voluto aprire queste righe in tono assai diverso, ma con rabbia ed disillusione mi trovo a denunciare una situazione assurda. Per fortuna che di amanti della musica, e non solo dell'estetica, la nostra 'Italietta' è ancora provvista, quindi la mia contrarietà è compensata in parte dal fatto che questo terzo lavoro in studio non passerà inosservato. Il progetto di Andrea Tomasich (voce e programming), Libero Volpe (synth) e Fausto Leonetti (basso elettrico e tastiere) ha sempre ben impressionato l'opinione degli amanti della darkwave più pura: con "Through The Night Lights" l'amore per il trio non potrà che accrescersi. La scelta di fondo è l'esclusione a priori della chitarra, beneficiando dei suoni oscuri del basso: questo fa sì che il sigillo goda delle oscurità romantiche che le quattro corde producono, esaltando la levità delle tastiere senza mai uscire dalla dimensione - quasi da sogno malinconico - che gli Infieri celebrano nelle tracce del dischetto. Così "Through The Night Lights" è un inno alla nostalgia, dolce in tutte le sue ballate più o meno screziate di ritmi danceable, in perfetto stile 'cold': un brano come "Without The Happy Ending" riporta, su toni più oscuri, verso i Covenant di "Like Tears In Rain", la ritmica incalzante dei synth cresce in piogge di note mai arroganti, simmetriche, deliziosamente supportate dalla suadente voce di Andrea. Il basso suonato da Fausto trova esaltazione in "Waves In A Gale", dando spleen al brano e legittimandone la tensione. Ricordo momenti così intensi negli Xymox di "Back Door", ma in questi frangenti gli Infieri sono più crepuscolari, non essendoci la chitarra a rompere l'atmosfera lieve. Stesso discorso vale per "Sleeping Beauty": l'opening-track è il reale brano per dj, con ritmi sostenuti tra synth e voce ideali per la pista. La bellezza dell'album non sta però nel votarsi al dancefloor, bensì nell'offrire una gamma di suoni diversa ma omogenea, dando anelito all'ascolto con momenti di liricità intensa e sofisticata: "Light And Shade" è una piccola suite dai suoni volatili ed ambrati nella loro delicatezza, i giochi tra basso, beat e synth rimangono su tinte lievi, la voce assente denota che il sound Infieri è doviziosamente curato negli arrangiamenti. Queste basi si aggiungono in "Rebirth" (la summa di tutto il disco), dove la voce - in questo caso di Fausto Leonetti - 'amoreggia' con Barbara Profazi, e nonostante il suono si avvicini al pop ne esce una ballata di intensità estrema: la voce maschile è impostata e non naturale, ma nel suo contenersi il brano esalta ciò che l'ascolto trova nel resto del dischetto. Trovo un unico neo in "Till The Last Day Of Our Life": il brano nel complesso è di buon livello, ma subisce stacchi troppo netti tra la parte cantata e gli intermezzi quasi industrial delle tastiere, e non possiede le caratteristiche di omogeneità che gli arrangiamenti del resto del disco presentano. Un lavoro consigliato a chi vuole abbandonarsi per un'ora tra le braccia della dolcezza malinconica più pura, e ad una label che voglia investire su un progetto importante...
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/infieri