08-09-2008
NAMENLOS
"Sturmundrama"
(Autoproduzione)
Time: (43:55)
Rating : 8
Sventolano alti i vessilli di Madame Nicoli in Emilia e di Monsieur Manuel con le sue dame nella Lombardia Sforzesca, ed un nuovo feudo innalza la propria bandiera nell'Umbria rinascimentale. È il feudo di Friedrich Lestat Namenlos (Federico) e di Siren Obscene (Sonia), i nuovi signori dell'industrial medioevale italico. Narrando di morte e di vita, di pace e di guerre, d'illusioni utopiche ed apparenze dal sapore d'eterno, dopo un EP ed un full-lenght (entrambi autoprodotti) il duo perugino, con prepotente raffinatezza, presenta la terza opera in studio. "Sturmundrama" è un cocktail di elettronica industriale, rinascimentali atmosfere deliziosamente gotiche ed a tratti barocche, orpellate esibizioni di canto teatrale e passionale: un'estasi d'idilli e depressioni, utopie e prose, estetiche sepolcrali scandite da apocalittiche e marziali sonorità di percussioni degne dei migliori Cawatana o Storm Of Capricorn. Federico e Sonia ci donano un disco di totale abbandono introspettivo, a tratti ossessivo, spesso farcito di rassegnazione, ma impetuoso con le sue orde sonore messe in campo senza risparmio. Il dualismo vocale si compendia in un carnale gioco tra disfide mortali, erotismi malati, feticismi di mero piacere artistico. Dischetto da vivere intensamente in tutte le otto tracce: le liriche ora in francese, ora in italiano, sono curate con la dovizia di chi ha la totale padronanza del proprio estro, le musiche arrangiate in maniera raffinatissima e maniacale, perché nulla è dovuto ma tutto è voluto. Entrambe vedono protagonista Federico; Siren Obscene è la musa, la voce femminile così pulita e incontenibile nella sua essenza, ed è inoltre il corpo che coniuga musica e testi dal vivo in una performance di danza (ora la curiosità di assistere ad un'esibizione on stage è ai massimi livelli...). "Taci!... Ti dico, e non inveire contro fantasmi se vuoi udire il canto di un uomo che danza e di veemenza tratta, di ebbro ardore che orfano è di Apollo, lui!.. gran signore vittima del crollo che l'ardor mutò in nefasto furore... EVOE'". Un violino si insinua tra i suoni industriali ed il recitato di Federico: inizia così "Sturmundrama", sornione in un crescendo che lo porta a divenire una piccola suite ariosa che man mano si arricchisce di gusto e senso tragico; "Epitaffio D'Apollo" è la prima traccia, e cattura da subito l'ascolto. Filologico, il concept prosegue sulle stesse modalità della traccia d'apertura, ma con una leggera virata: "Il Forte E La Tempesta" ed "Amour Fou" recuperano l'ouverture neoclassica, ma caricandosi di suoni marziali ed apocalittici. Sonia, padrona del suo canto, sa essere equilibrata sui recitati grevi e sulle arie aperte: l'insieme ha il sapore acido della morte e del destino scontato, il potere della tragedia plateale è forte, Madame Bistourì ha gettato un seme con "Paris Spleen", i frutti nel medio periodo meritano la crescita. "Morte Dell'Estetica" è il brano centrale del disco, di grande impatto, già presente nell'EP "The Dandy Dare", rielaborato in forma di gran sarabanda dove estetica e forma trionfano nel futurismo del testo, un insieme di parole apparentemente senza senso (attenzione: apparentemente...), legate l'un l'altra sulla sillaba finale. È il momento di maggiore impeto, e trovo dei legami occulti tra l'esporre l'industriale martellare elettronico degli arrangiamenti in stile Die Feuerkreiner e le rinascimetali orpellature che conducono l'assennata esposizione del testo; l'estetica muore nel brano, nell'ascolto vive e si esalta, la tromba di Federico Specchia è il valore aggiunto. "Et Lorsq'à L'Europe" conclude l'album in schema di valzer, un valzer che è danza con la morte, non romantica ma spietata: la nera Signora ha affilato la falce e miete, miete in battaglia (la copertina è una scena di guerra cruenta e folle), e immagino cannoni francesi dell'800 miscelati con i sampler di sirene antiaereo; l'uomo è mortale, la nera Signora no: che siano colubrine o aerei supersonici, lei c'è sempre, noi mesti e sconfitti nella nostra misera condizione scompariamo con le nostre compassionevoli velleità. Ed il valzer diventa sonata al piano in cui muoiono uomini, ideali, culture: ma l'arte è là, fredda ed impassibile per esternare qualsiasi estetica una musa insinui nel cuore di un artista.
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/namenlosit