30-06-2008
GIOVENTÙ SUICIDA STUDENTESCA
"Lovely Happy Italy"
(Deserted Factory)
Time: (33:25)
Rating : 6.5
Emanuele Ratti, già noto per il progetto dark ambient Aethere, dà il via a questa sibillina Gioventù Suicida Studentesca prendendo spunto sia sul piano musicale che sul quello tematico dal classico death industrial di matrice svedese, immerso in una vena maggiormente noise e aggressiva. "Lovely Happy Italy" è un mini di ampia durata e di ridotta tiratura (150 copie) che ha il fine di presentare il progetto in vista del prossimo lavoro. Gli argomenti affrontati toccano il lato squallido dell'Italia contemporanea in modo deciso ma al tempo stesso ironico e distaccato, con la coscienza di subire situazioni ai limiti dell'assurdo ma di una concretezza sconcertante. Le tendenze suicide, fragili e inconsistenti della gioventù italiana diventano il perno su cui si muovono brani che hanno forse, su tutti, il punto di partenza nell'esempio indelebile dei Megaptera, probabilmente i maggiori commentatori in chiave industrial degli orrori del mondo contemporaneo. I droni ruvidi e grezzi iniziano subito a prendere possesso del dischetto con l'eloquente "Man Gave Name To All Animals", arricchiti da rumori percussivi, introdotti e conclusi da grugniti suini e commentati da altri bestiali versi di sottofondo. L'aria si fa soffocante e infuocata con la successiva "Happy Italy": tappeti rumorosi dilatati aprono le strade a percussioni squassanti ed esplosioni brutali, cui si aggiunge il sample di una ben nota voce della politica italiana, in alternanza con i commenti gutturali del vocalist. L'odore della morte e della putredine esala da "Anna Maria Franzoni On Italia 1": il death industrial non può che accogliere con favore un argomento così sporco e goloso, e difatti i droni e le percussioni metalliche accompagnano la voce querula della Franzoni in una discesa agli inferi. Il tocco misantropico finale di "I Hate Everything" va a creare ancora una volta atmosfere asfissianti con esplosioni rumorose e cacofonie gutturali in stile Genocide Organ, da cui emergono violenza e disperazione. Indubbiamente Emanuele riesce a fornire un mood opprimente e caliginoso senza scadere nel rumorismo gratuito, ma d'altro canto la matrice grezza e metallica dei suoni riduce a tratti l'ascoltatore in uno stato catatonico: effetto cercato, voluto e sostenibile per un EP, ma in un album di lunga durata rischia di essere prostrante. I presupposti sono comunque interessanti, per un lavoro ampiamente di genere e rivolto agli amanti del rumore mortuario. Non rimane che attendere il prossimo CD con fiducia.
Michele Viali
http://www.myspace.com/gssdrone1
http://www.desertedfactory.com/