10-06-2008
SPLEENVEIL
"Poltergeist"
(Autoproduzione)
Time: (53:43)
Rating : 7
Poliedrica come da sempre, la scena genovese non si priva mai di mettere in evidenza artisti di varie estrazioni musicali. Schizofrenia elettronica pura: gli Spleenveil cercano il loro riflettore presentando questo album di dodici tracce, che segue a breve distanza l'EP di esordio "Glycerine". "Poltergeist" è difficilmente qualificabile sotto alcuno stereotipo preciso, ed è apprezzabile proprio per la sua acerba purezza. Poco più che ventenni e con miriadi di influenze sia in ambito musicale che artistico in genere, Roberta (voce e sampler) ed Alberto (basso e programmatore dei suoni) dimostrano già un'ottima propensione alla contaminazione nel contesto elettronico. L'etichetta trip-hop è alquanto stretta, le 'scretchate' quasi assenti; il suono è semmai un'ottima miscellanea, su una falsariga di isteria sonora, di atmosfere rarefatte con voce al limite del 'crane' fino ad impennate nervose, sfuriate vocali isteriche dal sapore 'old punk' (ravviso voci simili in Rubella Ballet o nella prima P.J. Harvey). Sembra quasi che la maturazione di Roberta nel dare colore ai suoi toni ghiacciati, nel tessere le atmosfere sulle campionature dei synth o sulle trame dell'ottima tecnica al basso di Al, esploda litigando con l'adolescenza ancora presente in narcoidi tracce ribelli: la transizione tra una fase intermedia di chi si appresta a seguire piste tracciate con ricerca, ma che ancora in sé ha tutti i residui eversivi di un subconscio post-adolescenziale. Forse in ciò sono più vicini ai Prodigy ed a volte ai Chemical Brothers, piuttosto che a Massive Attack o Portishead. Dodici tracce variegate e policrome: il disco si apre con l'ipnotica "Gravel Of Clouds", facendo già intendere di meritare un ascolto attento ed interessato. L'ottima voce di Roberta e la buona tecnica al basso di Alberto, unite all'attenta programmazione dei synth ed all'uso discreto degli effetti programmati, rendono il suono omogeneo con un amalgama accattivante. Episodi meritevoli di menzione sono - oltre la sopraccitata opening-track - "Kirlian" (sorta di paranoico valzer elettronico), "Faden" e "Joute Chagrin", un crescendo ipnotico e crepuscolare supportato da un'ottima base di percussioni: esse s'incastonano e si mettono in evidenza all'interno di un contesto assolutamente omogeneo. Merita una menzione anche la conclusiva "Candid", già presente nella prima parte del disco, ma qui in versione cantata in lingua italiana: Roberta dovrebbe farci un pensiero a continuare più spesso su questa strada, perché l'uso della propria lingua dà colore, accento e tono, ottenendo una voce emotivamente più incisiva. Giovani e con le idee chiare in testa, gli Spleenveil hanno già l'ambizione di dare una connotazione anche visiva alla loro arte musicale, e "Poltergeist" ci sembra un buon punto di partenza.
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/spleenveil