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Room 108

26-05-2008

GODYVA

"Planetarium"

Cover GODYVA

(Razar Ice/Masterpiece)

Time: (48:01)

Rating : 7.5

L'Italia, per quanto riguarda il consolidato trend del metal in gonnella, è stata sempre vista all'estero unicamente come la patria che ha dato i natali agli ormai famosissimi ed incensati Lacuna Coil, ma è giusto ricordare che il sottobosco musicale nostrano ha sempre brulicato di gruppi veramente validi e motivati che, negli ultimi tempi, stanno pian piano emergendo dalla penombra e cominciando a farsi notare dal grande pubblico, sempre più soggiogato dall'oscurità sentimentale ed elegiaca di questa giovane realtà. In ogni caso, i baresi Godyva non sono certo gli ultimi a presentarsi all'appello, dato che la loro 'porca figura' l'avevano già fatta lo scorso anno con la pubblicazione, ad opera dell'etichetta americana Razar Ice, del debut album "In Good And Evil" (un buon compromesso tra soluzioni metalliche mai troppo invadenti, tentazioni gothic ed arrangiamenti elettronici di prima qualità, minato soltanto da una personalità non ancora affinata ma già preponderante), imponendosi tra gli act emergenti più interessanti del vasto panorama gotico italico. "Planetarium" non è che l'ideale continuum di quel discorso intrapreso con tanta devozione e professionalità, un album che può contare sulle indubbie doti canore di Lady Godyva, lontana dagli stereotipi nordeuropei e depositaria di un'ugola profonda e malleabile, e sulle incredibili peripezie del tastierista Botys Beezart, un vero e proprio mago delle tastiere. A discapito della netta predominanza di queste due componenti, i Nostri non si rifanno spudoratamente al pluriabusato sound orchestrale di Nightwish, Epica e Within Temptation, ma si muovono su territori sicuramente meno canonici, riprendendo piuttosto il discorso lasciato a metà dai Paradise Lost più sperimentali ed elettronici, con qualche vago rimando ai primi Lacuna Coil ed ai Theatres Des Vampires del periodo post-black metal. Al già ricco bagaglio stilistico della precedente release sono stati inoltre aggiunti dei refrain freschi ed immediati e delle rifiniture acustiche pregne di pathos decadente. È per questo che brani del calibro di "Innocent" (presentata anche in una mesta versione acustica in qualità di bonus track), "Deep Inside" e "My Inner" - stupendi e perfetti connubi d'eleganza elettronica, raffinata passionalità femminea ed impulsività metallica - lasciano letteralmente senza fiato, mentre anche gli episodi più canonici, come la melodica title-track e la tormentata "Mary In Blood", sanno catturare l'attenzione senza tirare in ballo i soliti paragoni ingombranti. La sensazionale "On The Floor Of Ice", con le sue cadenze a metà tra Depeche Mode e Cocteau Twins, sarà infine il biglietto da visita con il quale il quintetto si farà apprezzare anche dalla più sofisticata ed esigente audience dark. L'astro nascente chiamato Godyva è destinato a riservarci grosse sorprese nel futuro più prossimo... In attesa della consacrazione definitiva, godiamoci questo splendido "Planetarium".

Marco Belafatti

 

http://www.godyva.it

http://www.razaricerecords.com