20-05-2008
THE VOID
"Vision Of The Truth"
(My Kingdom Music/Masterpiece)
Time: (52:08)
Rating : 5
La prima vera delusione di casa My Kingdom, almeno per quanto riguarda i generi da noi trattati, proviene da questo trio genovese di belle speranze chiamato The Void. Il dischetto in questione, intitolato "Vision Of The Truth", ci spiattella in faccia una realtà spiacevolmente disarmante: Diego Fogliaccio (chitarra, voce, tastiere), Giorgio Barroccu (basso e tastiere) e Andrea Di Martino (batteria), a discapito delle tante e buone idee di fondo, sembrano ancora piuttosto incerti sulla strada da imboccare con la propria musica. Se da una parte troviamo un ottimo lavoro per quanto concerne tastiera e chitarre (entrambi grati alla lezione melodico/sinfonica impartita dai Paradise Lost e dai Tiamat di qualche anno fa), dall'altra vi sono ancora tanti, troppi passaggi a vuoto (più consoni ad un'autoproduzione piuttosto che ad un full-length ufficiale), messi in risalto da un utilizzo invadente della batteria, che non fanno che appesantire l'ascolto. Anche l'impostazione vocale, spesso deficitaria di quell'espressività e di quelle sfumature decadenti e malinconiche palesemente richieste dal genere, stona in maniera evidente con le restanti componenti del sound della band: esplicativi, da questo punto di vista, sono i ritornelli dei vari brani, piuttosto svogliati e ripetitivi, che a stento riescono a catturare l'attenzione. Non capiamo, inoltre, quale sia la vera utilità del growl in un contesto in larga misura scevro dall'aggressività primordiale tipica di certo doom (genere verso il quale alcune canzoni del lotto tendono pretenziosamente); un discorso analogo va fatto per alcune tentazioni esterne all'ambito prettamente gotico che lasciano davvero il tempo che trovano. La strada sulla quale proseguire, a nostro avviso, è quella di un brano semplice e diretto come "I Need Light (Geneva's Monologue)", costruito su un bell'apparato melodico garantito dall'efficace apporto di tutti i componenti della band, che, pur non facendo gridare al miracolo, ci consegna attimi di autentica malinconia. Il resto - dispiace ammetterlo - rimane un tentativo di non allinearsi alla massa malamente sfociato in una manciata di composizioni acerbe e senza mordente: l'originalità va raggiunta nel tempo, non cercata a tutti i costi in un debutto! Non ci resta che sperare che la notte porti consiglio a questi suoi novelli discepoli...
Marco Belafatti