25-03-2008
OLHON
"Underwater Passage"
(Eibon/Audioglobe)
Time: (42:43)
Rating : 10
Il progetto Olhon è nato nel 1998 da un'idea di Zairo Nucciotti (già unico componente di Where), in stretta simbiosi con Massimo Magrini (universalmente conosciuto come il genietto di Bad Sector). Zairo funge da 'avventuriero e field recorder', Massimo si occupa della parte più squisitamente 'tecnica' del progetto. Il nome in russo è quello di una pianta che vive sull'isola omonima che si trova sul lago Baykal. L'uscita di "Sinkhole", giusto un anno fa sempre per Eibon Records, ed il primo lavoro "Veiovis" mi hanno permesso di scoprire un progetto del tutto fuori dal comune. Nel caso di "Sinkhole" i suoni furono catturati nel pozzo del Merro: una voragine (non lontano da Roma) creata dal cedimento della superficie terrestre, un profondissimo (oltre 300 metri) foro nella crosta terrestre totalmente allagato. "Veiovis" fu invece creato captando suoni nelle acque del lago di Albano. Posso solo immaginare quali torbide sensazioni si debbano provare in una ideale immersione dietro il cavo del microfono. Il suono Olhon è catalogabile nell'ambient (o per meglio dire, nella dark ambient), ma a mio parere è decisamente riduttivo limitarsi a questo. La materia su cui si basano questi tre dischi è formata da field recordings, puri e non manipolati con intenti 'artistici', e da rumori naturali (di varia natura). Siamo al cospetto di una felice unione tra musique concrète e vera e propria 'storia', intesa come racconto e documentazione di luoghi interessanti e particolari. Da non sottovalutare il fatto che anziché affidarsi a campionatori o comodi synth, gli OLHON (Zairo, in particolare) rischiano in prima persona per ottenere in loco le registrazioni. Un loro disco significa preparazione di speciali strumenti (idrofoni, microfoni a contatto, chilometri di cavi), escursioni, rischi, tanta pazienza e forse un pizzico d'incoscienza. Se si pensa al panorama ambient mondiale, spesso affollato di mestieranti, sono pochi (forse nessuno) coloro che affrontano il concetto di 'musica' in un modo tanto scrupoloso. Inoltre è curiosa la scelta dei luoghi, tutti difficili da raggiungere (come non citare le fogne di Piombino nelle quali Zairo ha registrato i suoni per il suo "Wererat" ?). Un grande lavoro, non c'è che dire. Tornando ad "Underwater Passage", gli Olhon si calano quaranta metri sott'acqua al largo di Livorno. Là sotto, nel nulla, hanno catturato (con speciali idrofoni) le onde sonore emesse da cavi telefonici abbandonati sul fondo del mare; già pensare di fare un lavoro simile è incredibile, ma Zairo e Magrini mettono in apertura e chiusura del disco due brevi tracce 'grezze' per far comprendere all'ascoltatore come simili suoni non lavorati e 'primordiali' possano creare una base fondamentale per il successivo lavoro di rimodulazione in studio. Le due lunghissime tracce centrali del disco ne sono la dimostrazione, ed il lavoro sul materiale sonoro grezzo produce qualcosa di veramente notevole. La pressione dell'acqua è percepibile, la resa è 'liquida', metallica, misteriosa, profonda e inquietante, anche se forse più fruibile rispetto a "Sinkhole" (veramente claustrofobico). Anche "Underwater Passage" è ovviamente un disco buio e cupo: la nostra mente fatica ad associare ai vari suoni l'ambiente che li ha generati, e come per ogni paura ancestrale, il mare e le sue profondità ci lasciano sostanzialmente smarriti. Ma in questo disco l'aria che si 'respira' è meno opprimente, e lascia spazio a parecchie incursioni nella gamma delle alte frequenze, cosa rara e preziosa. È importante (anche se ovvio...) sottolineare come l'elemento idrico è stato sempre di centrale importanza per Olhon. Elemento antico, primordiale, simbolo assoluto della creazione della vita e, come tale, per sua natura misterioso. L'acqua dimostra che il codice genetico del pianeta Terra ha in serbo risorse insospettabili per chi ha volontà e talento. Olhon è meritevole di attenzioni e coniuga il dogma della musica concreta con un'evoluzione ambient nel senso stretto del termine. Un progetto unico e insostituibile, un Verbo musicale nuovo in tutto il panorama mondiale della sperimentazione. Massimo dei voti, perchè sarebbe imperdonabile non riconoscere il merito di quanto hanno fatto e perchè, anche mettendo da parte il notevole spessore del lato concettuale di questa musica, è difficile ascoltare un disco ambient migliore di "Underwater Passage". Da acquistare ad occhi chiusi.
Piercarlo Tiranti (feed the Pier)