25-07-2023
400 LONELY THINGS
"Mother Moon"
(Cold Spring)
Time: CD (78:36)
Rating : 7.5
Nonostante una carriera di tutto rispetto, iniziata ormai vent'anni fa con l'esordio eponimo, il progetto di Craig Varian esce solo ora dal giro delle piccole etichette e delle autoproduzioni, approdando per questo tredicesimo album alla corte della Cold Spring, label ormai imprescindibile e sempre molto attenta che rilascia "Mother Moon" in un bel digipack a sei pannelli. Sono molti i temi che accompagnano il disco, a cominciare dal fatto che si tratta del primo lavoro pubblicato da Craig senza al suo fianco il fidato sodale di sempre Jonathan McCall (morto nel 2020), passando per l'impiego in copertina di un'opera dell'artista Richard Scott Hill (cui il disco è calorosamente dedicato, assieme alla moglie), che aveva vissuto e lavorato nella "mansion" di un ricco ed eccentrico giovane. Quest'ultimo aveva acquistato l'ormai chiuso The Banning Mill, una fabbrica tessile edificata ad inizio '800 nei pressi dello Snake River, onde trasformarla in una comunità hippie per artisti ed emarginati vari, dando vita ad una piccola epopea durata dal '71 al '99. Lo stesso Craig ebbe la fortuna di visitarla quando era ancora attiva, ed in seguito alla chiusura si premurò di acquistare "Minotauress", l'opera utilizzata per la copertina e firmata da quell'artista col quale in tempi recenti ha anche stretto amicizia. Queste e tante altre storie da approfondire nel nuovo lavoro dell'act americano, che nel tempo e sui canali ufficiali ha descritto sé stesso come "arrangiatori di suoni, sia perduti che trovati" o "dark new age for the new dark age", e che in un ventennio si è costruito un proprio stile, recuperando, campionando, processando, riprogrammando, cucendo e manipolando suoni presi da ogni dove, per tradurli in vortici ipnotici di loop melodici, folate ambient, samples, droni, rumori e via dicendo. Il nuovo lavoro, le cui registrazioni sono state effettuate tra il 2017 ed il 2021, si presenta più compatto e a suo modo lineare rispetto al passato nel suo ispirarsi alla mansion ed alle sue atmosfere, per un lotto di brani ora più che mai inclini ad un'ambient chiaroscura dal forte potere didascalico. Nei 78 minuti abbondanti e sostanzialmente scorrevoli dell'opera si alternano momenti più soavi e quasi luminosi ("Many Moons", "Oh My Soul", "Cast Us Deep In Mountain Sleep") ad altri dai toni più lugubri ("Banning Mill", "I Live In The Green Blooded Forest"), ma non di rado i due aspetti finiscono per coesistere nel medesimo frangente, come nell'iniziale "Good Morning" o nella mesta e minimale "Parlor Tricks". C'è grande tensione solo nella nervosa "In Darkness", mentre "You Must Sail To The Haunted Stars", picco emotivo (e psicoattivo) dell'album, suggerisce ancora una volta - col solo ausilio di un lieve tema melodico - quel gioco di parole che identifica il suono del progetto come "oscura new age per la nuova età oscura". Tanto materiale di spessore - sia pratico che emotivo - nella fatica che ci si augura possa finalmente portare al progetto la visibilità che merita, da portatore sano di esperienza, qualità e tatto quale esso indubbiamente è. Un viaggio sonoro da provare.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://400lonelythings.bandcamp.com/