11-03-2023
ARKTAU EOS
"Dormiveglia"
(Aural Hypnox)
Time: CD (38:00)
Rating : 8
Da tempo annunciato e lungamente atteso, "Dormiveglia", ottavo album del duo finlandese, vede finalmente la luce, interrompendo un silenzio discografico che durava dall'uscita di "Eremos" (ottobre 2018). Racchiuso in un particolare digisleeve dal sapore squisitamente artigianale con inserto grafico (la versione a colori del dipinto di copertina), per una tiratura di 500 esemplari, l'album consta di sei "inni abissali o punti d'accesso" ispirati a specifici luoghi della Transilvania e dell'Occitania, registrati fra il 2019 ed il 2021 e creati con "elettronica polverosa, voci di spiriti distanti e field recordings sepolte", come indicano le note ufficiali. Come di consueto, i due scandinavi danno vita ad autentici rituali con la loro inconfondibile genuinità e credibilità, nella fattispecie in una forma più "grezza", ottenuta sfruttando anche tecniche di mixaggio non ortodosse. Sono diversi gli accenni melodici dell'opera, a partire dall'iniziale "Fossus", prima che ritualità e tratti lugubri prendano piede, sfociando nell'austerità della successiva "Mist Portrait". Altri cenni para-melodici arrivano da "Titan Sleep", prima che il suono prenda una piega più spettrale, come a più riprese accade in un lavoro che ha in tale aspetto una caratteristica precipua (la conclusiva "A Cavernous Visitant"). L'austerità regna ancora sovrana in "Tektite Mantle", laddove "Twilight's Gyre" assume le fattezze di una plumbea liturgia, rinsaldando il carattere cerimoniale e rituale dell'esecuzione. Bene fa la Aural Hypnox, etichetta unica ed eccezionale, a sottolineare come "Dormiveglia", nel suo collocarsi fra sonno e veglia (come vuole il suggestivo termine italiano scelto per il titolo), non suoni come niente altro e non sia per tutti, poiché l'arte degli Arktau Eos esula completamente dal concetto d'intrattenimento, puntando all'elevazione individuale in ogni senso, e questo nuovo capitolo, potente emanazione di autentica e totalizzante ritualità, non potrà che risultare indispensabile per chi cerca nel suono qualcosa di più alto ed intimamente spirituale.
Roberto Alessandro Filippozzi
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