30-01-2023
MANINKARI
"Un Phénomène De Reliance"
(Zoharum)
Time: CD (41:27)
Rating : 8.5
Avevamo già avuto la grande occasione di introdurre i nostri lettori all'opera dei fratelli Frédéric e Olivier Charlot (rimandiamo chi volesse approfondire alla recensione degli Sphyxion dell'anno passato), veri e propri veterani del ritual-ambient più eccelso, e oggi in qualche modo "riscoperti" grazie al sempre accorto occhio della polacca Zoharum, che coi due musicisti ha intrapreso collaborazioni ineccepibili, pubblicando nel suo roster anche i lavori degli altri ensamble a firma dei due parigini, sempre interessantissimi, mai banali, pieni di entusiasmo (dagli Alaska, agli Indalaska, fino ai Bathyscaphe o i già citati Sphyxion). I Maninkari nascono nel 2007, e considerato il già cospicuo numero di pubblicazioni, forse si può dire che siano una delle creature a cui i Charlot si dedicano per la maggiore, e i risultati ne sono una sincera dimostrazione. Non si può restare mai indifferenti alla musica di Maninkari, e un po' da tutte le anime dei Charlot (Sphyxion, ad esempio, partiva direttamente dall'industrial sperimentale, molto lontano dagli altri progetti). Con questo nuovo lavoro si possono benissimo eleggere il duo come una delle più grandi realtà rappresentate dalla Zoharum, una band che senza troppi indugi fa urlare al miracolo e rivivere i grandi fasti dell'ambient/ritual, quando i fondatori del genere non si prestabilivano alcun limite, finendo a inventare alchimie ancora oggi inafferrabili. Per questo, "Un Phénomène De Reliance" va aggiunto ai migliori lavori del genere. Ambient oscuro, intimista e avvolgente, più umano grazie all'esecuzione, se vogliamo, addirittura jazzata (che ricorda la scuola industrial britannica dei '70), alle incursioni nella world beat e il calibrato utilizzo di tribalismi un po' sciamanici, un po' psichedelici; ma il vero punto di forza è il connubio con la strumentazione classica (alla viola c'è lo stesso Frédéric), suadente, introspettiva, affidata a scale e accordi mediorientali. Un lavoro di grande impatto e indiscutibile bellezza, intellettuale ed esecutiva, col quale gli ascoltatori possono partire dal presupposto che i Maninkari siano tra i migliori rappresentanti di tali sonorità nel 2022 (ormai quasi quattro decenni dopo i primi passi di punti di riferimento come Ain Soph o altri artisti della prima Old Europa Cafè). Il digipack a sei pannelli è limitato a 300 copie (altrettante quelle prodotte in vinile), e sarebbe meglio affrettarsi, se si vuole aggiungere alla propria collezione un documento fondamentale degli ultimi anni.
Max Firinu
https://maninkari2.bandcamp.com/