30-01-2023
JAGATH
"Svapna"
(Cold Spring)
Time: CD (51:57)
Rating : 7
A poco meno di due anni dal ben accolto "Devalaya", il collettivo russo Jagath torna ad incidere per la blasonata Cold Spring, dopo una gustosa parentesi in seno all'ammirevole connazionale Black Mara (sinonimo di spettacolari confezioni artigianali) nell'estate del 2021 con "Samadhi", lavoro nato d'impeto sulla scorta di una furtiva incursione nel tempio dell'act di Perm (un serbatoio per olio, venduto per essere rottamato). Il gruppo stesso annuncia che quella in esame è l'ultima registrazione nel loro tempio, giacché i serbatoi dell'olio sono stati smantellati, augurandosi che ciò non rappresenti la fine. Ma le note ufficiali fanno anche riferimento ad un rituale, officiato presso un tubo di drenaggio di una palude del periodo sovietico vicino ad una zona residenziale nei sobborghi di Perm, dove vi sarebbe un portale verso un altro mondo. Luoghi di desolazione industriale che sono l'habitat naturale del collettivo (sette le persone coinvolte per l'occasione), abituato a muoversi nel buio di serbatoi e tubazioni, rimestando nell'umido, nella ruggine e nella polvere con tutto un campionario di voci, rumori e colpi. Il precedente "Samadhi" aveva spostato le coordinate industrial ambient verso una più compiuta ritualità, che anche nelle quattro lunghe tracce di "Svapna" suona come una recording session improvvisata sul campo, tipicamente industrial nelle modalità rispetto alle dinamiche realizzative di quegli act indicati come affini dalla label inglese (Shibalba, Phurpa, Arktau Eos, Raison D'Être e - aggiungeremmo noi - Undirheimar). Non un caos in cui vale tutto, ma un momento catartico e liberatorio al cui interno convivono bene voci e cori, rumori e clangori, acqua e ferro, melodia ed oscurità ambientale, col flauto a conferire un mistico respiro da steppa siberiana. Tanta qualità, dalla grafica del bel digipack a sei pannelli alla resa audio, per un lavoro che conferma quanto di buono detto sul collettivo, lasciando la sensazione che questa fase iniziale di Jagath possa cedere il passo a qualcosa di più grande in futuro, magari in un nuovo tempio e con un approccio più meticoloso.
Roberto Alessandro Filippozzi