10-01-2008
ALBIREON
"Indaco E.P. "
(Cynfeirdd/Audioglobe)
Time: (29:55)
Rating : 8
Ammetto (e non posso fare altrimenti) che arriviamo a parlare di "Indaco" con ritardo quasi ingiustificato (usciva a ottobre 2006), ma altrettanto ingiustificato sarebbe ignorare un buon prodotto di scuola italiana e una band su cui ancora devono accendersi le luci di una vasta platea. L'ensemble di Davide Borghi ha avuto finora una produzione costante (tra CD e CDr) grazie alla piccola e attivissima label francese Cynfeirdd, ma mi chiedo perché nessuna delle tante etichette italiane dedite al panorama alternativo non abbia ancora cercato di dare alle stampe qualcosa degli Albireon. Ciò che risalterà agli occhi (e spero anche alle orecchie) dell'ascoltatore di "Indaco" sono le presenze di noti musicisti e cantanti stranieri che sostengono in modo evidente il progetto: mi riferisco a Sonne Hagal, che presta la propria voce in "Somewhere Far From Heaven", a Ian Read (Fire + Ice), che canta sulle note di "Awakening Dance", e ad Eric Roger, che si è occupato del mastering. Ma, al di là dei nomi altisonanti, questo mini possiede la leggerezza dei sogni ottenuta tramite la rara dote di saper creare grandi melodie, espresse tramite uno stile che può ricordare una versione meno neoclassica dei primi Argine. I quattro brani inediti sono costruiti su basi di chitarra acustica (a volte vicine al neofolk), arrangiamenti elettronico-orchestrali e inserzioni di strumenti folk come l'organetto e il flauto: tali elementi fanno da contraltare ad una voce malinconica di buone potenzialità, ma non sempre modulata al meglio. I due brani finali constano nel recupero di "Ala Di Falena" (pubblicata in origine nell'album "Il Volo Insonne") in una versione alternativa e in una versione live de "Il Testamento Dell'Avvelenato", canto popolare di grandissimo effetto, ma brutalmente svilito in questa sede da una registrazione raccapricciante. Ho preferito non considerare in sede di rating la resa audio altalenante, colpevole di sporcare la bellezza della musica: purtroppo anche la parte tecnica necessita di attenzione, e se non fosse stato per il nome Cynfeirdd che campeggia sul disco, avrei pensato che "Indaco" fosse un demo registrato alla buona nella cantina di casa. Se in "Somewhere Far From Heaven" la sessione ritmica annega sotto le note di chitarra, quest'ultima viene coperta in più brani da una tastiera squassante. Inoltre la voce di Davide, capace di passaggi emozionanti, sembra necessitare di qualche toppa in sede di registrazione, onde evitare sia un noioso 'effetto lontananza' che la scomparsa nella spirale degli strumenti (fatto, quest'ultimo, piuttosto evidente nella fantastica ballata "A Cold Embrace"). Alla fine rimangono in evidenza le superiori capacità compositive e di assemblaggio dei suoni che fanno degli Albireon una realtà che non ha bisogno di conferme, ma solo di qualcuno che ne valorizzi appieno la grande carica poetica. A mio avviso "Indaco E.P." è un disco da avere assolutamente, ma a breve la band di Davide Borghi potrebbe ricevere una consacrazione di portata ben più ampia.
Michele Viali