30-01-2022
JUJU
"La Que Sabe"
(The Weird Beard)
Time: CD (36:31)
Rating : 7.5
A un paio d'anni di distanza da "Maps And Territory" tornano i Juju del siciliano Gioele Valenti, musicista che, dall'alto del suo curriculum - tra le varie collaborazioni, si segnalano quelle con Amaury Cambuzat e Jonathan Donahue -, appare come una vera e propria istituzione dell'underground più indie e sperimentale. In questo suo quarto lavoro, "La Que Sabe"(traducibile come "colei che conosce", o più semplicemente "colei che sa") Valenti porta avanti il suo discorso, fatto di misticismo elettronico e visioni legate ad un antico simbolismo che, nell'insieme, donano alla sua musica importanti vibrazioni di mediterraneità, ricercata ma al contempo spontanea. In effetti, una delle caratteristiche principali di questo album è data proprio dall'apparente e continua contrapposizione tra l'immediatezza dancefloor e l'introspezione sonora più ambientale e avvolgente: binomi stilistici sì diversi, ma che, grazie alla lucidità del proprio autore, trovano una simbiosi piuttosto indicata con quella che è la natura concettuale del progetto. Non stupisce, quindi, se accanto a brani potenti e di natura elettro/pop come "Not This Time" (saggiamente posta in apertura) si trovino anche composizioni più stratificate e atmosferiche, come l'interessante "Nothing Endures", traccia sensuale dove il mood della drum-machine scandisce un loop disteso, ma anche teso e ricco di sfumature sonore (le varie sovraincisioni di synth risultano peraltro ben amalgamate). Questa particolare ambivalenza, o, per meglio dire, Yin e Yang sonoro, impreziosisce di luci ed ombre anche i restanti brani, rafforzando quindi il particolare impasto stilistico su cui si regge l'opera. La verve melodica dell'insieme viene così confermata nelle convincenti "Could You Believe" e nella granitica "Walk The Line", canzone trainata da una strabordante linea di basso in pieno stile post/punk e da soluzioni melodiche armoniose, mentre il lato più arcaico ed esoterico si sprigiona in componimenti quali "Seven Days In The Sun", infarcita di pulsazioni tribali e sonorità ambient di suggestiva epicità, o nella conclusiva "Beautiful Mother", psichedelica, ritmicamente inquieta e, paradossalmente, dispensatrice di vibrazioni mistiche e apparentemente positive. In definitiva, "La Que Sabe" è un lavoro di buonissima qualità produttiva (validissimo il mixaggio, in special modo nel range dinamico dei vari strumenti) e artistica che promuove ancora una volta Gioele Valenti.
Denis Di Nicolò
https://herself1.bandcamp.com/
https://theweirdbeard.bigcartel.com/