16-04-2021
MORGUE ENSEMBLE
"Black Scenario Vol. 1"
(autoproduzione)
Time: CDr (39:26)
Rating : 7.5
Dopo essersi creato con The Lust Syndicate la necessaria ed inderogabile "piattaforma" per dare voce alle proprie invettive sociopolitiche, mostrando fino in fondo il coraggio delle proprie idee mentre tutti fanno a gara per belare col coro, Simone Salvatori, personaggio di spicco della scena internazionale e leader degli Spiritual Front, esplora ora gli aspetti legati alla morte col nuovo progetto Morgue Ensemble, che esordisce con un album autoprodotto nelle 100 copie del CDr in confezione digi-wallet e commercializzato dalla Tesco USA in altrettanti esemplari nel formato audiocassetta, quest'ultimo fornito di un artwork più ampio nella pregiata edizione fuori formato (è inoltre circolata anche una speciale versione box con ulteriore corredo di foto e gadget ad hoc). Stavolta completamente solo, Simone mette insieme musiche e immagini - nel pieno rispetto delle identità dei corpi - in relazione alla fase post-decesso, cui assiste regolarmente per via del suo lavoro di tanatoprattore, ossia colui che si occupa dei trattamenti estetici delle salme prima delle esequie. È legittimo pensare che queste musiche, costruite fra synth dal sapore retrò, ambientazioni gelide, percussioni, rumori e campionamenti, siano nate nella mente di Simone a corredo di quanto osservato nello svolgimento del suo lavoro, ed il taglio cinematico, spesso vicino a certe seminali soundtrack anni '70/'80 (Carpenter, Goblin), non fa che rafforzare tale sensazione. Sarebbe stato facile lasciarsi andare ad algide ambientazioni lineari e riflessive in stile dark ambient, ma Simone è personaggio sempre capace di superare gli schemi predefiniti, e se l'introduttiva "Morgue Sueño", ferale e oscura fra suoni che paiono urla laceranti, sembra aprire la strada ad un lavoro a trazione industriale, già la seguente "Touch Me, My Casket Is Still Open", poggiando sui synth analogici, ci porta verso suggestioni cinematiche, contemplando la morte ed il suo respiro. I titoli dei brani divengono importanti per farsi guidare fra le sensazioni, e se le morbide oscillazioni di "Cold Cage" echeggiano certa darkwave, "Blind Invocation" è invece una fragorosa danza tribale che non perde il filo del discorso, così come non lo perdono momenti quali l'inquietante e lugubre "Bodybag Ænima" o il requiem dai toni soft - con tanto di ritmo trip-hop - "This Silence Speaks Your Name", entrambi segnati da campionamenti di sax ben ideati, laddove è il suono di un flauto a creare un effetto straniante nella tesa, minacciosa, opprimente e industriale "White Eyes". Se "Your Flesh Feeds My Dream" è emblematica nel suo richiamare certe colonne sonore di cult movies settantiani, sia la tesa "Step Into My Soul (Cause I'm Coming)" - che ospita inquietanti samples in lingua spagnola - che la stridente "Don't Wake Me" si fanno attraversare da un battito ancora tribale, mentre spetta alle atmosfere sospese ed alle percussioni decise di "Carry Me Down Here" sigillare definitivamente la bara. Meditazioni e visioni oltre il confine della morte, musicate con assoluta onestà intellettuale e grande sensibilità da parte di un autore che conosce profondamente la materia.
Roberto Alessandro Filippozzi
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