29-05-2020
CORDE OBLIQUE
"The Moon Is A Dry Bone"
(Dark Vinyl Records)
Time: CD (42:49)
Rating : 8
Riccardo Prencipe e sodali li avevamo lasciati due anni fa con l'inconsueto quanto apprezzabile live in studio "Back Through The Liquid Mirror", primo lavoro del combo partenopeo per la tedesca Dark Vinyl, rinomata etichetta che dà alle stampe anche la nuova fatica in esame (l'ottava sulla lunga distanza nella storia del progetto), segnatamente nelle 500 copie dell'elegante digifile a sei pannelli completo di booklet. Dopo un'evoluzione costante che l'ha portata ad esplorare dinamiche folk/eteree via via sempre più progressive, mantenendo intatta un'indissolubile anima mediterranea, la band campana si apre ora verso orizzonti definiti come "folk-gaze" dai suoi stessi protagonisti, spostando l'afflato folk verso lidi più prossimi allo shoegaze. Rigorosamente guidati da Riccardo e dalla sua ben nota maestria alle chitarre, i Nostri procedono in un'evoluzione che prevede sempre nuovi approdi, nonostante per loro sarebbe relativamente facile proseguire sulla strada sicura di quel folk poetico e passionale che garantirebbe consensi pressoché unanimi. Ed invece i Corde Oblique, forti di una produzione di alto livello (il disco, registrato come di consueto agli Splash Studios, è stato poi masterizzato dal veterano Geoff Pesche nei celeberrimi Abbey Road Studios londinesi), si reinventano, osano e si spingono oltre già dall'introduttiva "Almost Blue", strumentale che, in coppia con la conclusiva "Almost Blue II", conferma la genuina passione di Riccardo e soci per gli Anathema dei tempi migliori, non a caso omaggiati nell'album con un'altra cover (in passato ci fu "Flying"), ossia una favolosa rilettura della stupenda "Temporary Peace", splendidamente interpretata dalla voce di quella Rita Saviano che, con la sua grande versatilità, è protagonista anche nell'eclettica, vorticosa, nervosa ed istrionica title-track. Come di consueto sono molti gli ospiti che completano le trame di Riccardo, soprattutto a livello vocale: c'è Denitza Seraphim (Irfan) ne "Le Torri Di Maddaloni", folk song che s'infiamma e diviene un sanguigno e vibrante vortice etno-tribale a tratti memore di certe cose dei Bel Canto; c'è Maddalena Crippa, responsabile delle parti recitate nella teatrale, accesa e multiforme "La Casa Del Ponte"; c'è Sergio Panarella (Ashram, che "prestano" ai Nostri anche i tasti d'avorio di Luigi Rubino nella già citata cover degli Anathema, oltre a condividere i servigi di Edo Notarloberti al violino) nel luminoso e poetico folk de "Il Figlio Dei Vergini"; c'è Andrea Chimenti, interprete del dolce ed appassionato folk de "La Strada"; e infine c'è Miro Sassolini (Diaframma), alla voce in quella "Il Terzo Suono" che si accende con sano eclettismo. E poi c'è la graditissima conferma - dopo la parentesi del live in studio di cui sopra, unico lavoro di Corde Oblique che non l'ha vista coinvolta - di Caterina Pontrandolfo, che duetta in più frangenti di quelli già citati, per poi incantare col ruolo da protagonista nei brani più poetici e senza tempo come "Le Grandi Anime" ed "Herculaneum". Una tela ancora una volta dipinta coi colori caldi dell'area mediterranea e tanta autentica passione da interpreti non soltanto capaci e preparati come sempre, ma anche tangibilmente ispirati dalla storia dell'Arte, che Riccardo e soci traducono in musica con una sensibilità non comune, motivo per cui non ci stancheremo mai di lodare quel loro sincero e profondo impegno artistico che dona lustro all'intera scena nazionale.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://cordeoblique.bandcamp.com/