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Room 104

09-03-2019

MZ.412

"Svartmyrkr"

Cover MZ.412

(Cold Spring)

Time: CD (47:49)

Rating : 7.5

Dopo il gustoso antipasto vinilico dello scorso giugno "Ulvens Broder", ecco infine giungere l'annunciato "Svartmyrkr", sesto studio-album firmato Mz.412 che arriva a quasi 13 anni di distanza dall'ultimo full-length "Infernal Affairs" del 2006. Confezionato in un lussuoso digipack a sei pannelli, il nuovo full-length degli originatori del black industrial è senza dubbio una delle uscite più attese del settore, e lo sa bene l'inglese Cold Spring, che dopo aver ristampato anni addietro tutti e cinque gli album precedenti, appronta stavolta anche due edizioni nel formato LP: una nel classico colore nero, l'altra in vinile rosso e limitata a 412 esemplari. Nordvargr, Drakh ed Ulvtharm tornano con un lavoro dalla lunga gestazione (2015-2018) che indubbiamente prosegue nel solco scavato attraverso una carriera iniziata nel lontano 1988 col vecchio monicker Maschinenzimmer 412, ma che si propone di esplorare nuove vie rispetto al passato, sia rispetto alla nera ferocia del caposaldo "Burning The Temple Of God" che alla maggior "musicalità" (termine da prendere con le molle, ovviamente) del precedente "Infernal Affairs". I punti di contatto con un passato così illustre e significativo sono lì da trovare per tutti i seguaci del colosso svedese, ma la malvagità sonica dei Nostri si sviluppa oggi attraverso altre forme: dopo l'intro rituale di turno, è la dark ambient minacciosa di "Öppna Hegrind" ad ospitare vocals crude e mortifere, per un suono che si muove attraverso vortici ferali e che apre a battiti forsennati all'altezza del nero crescendo. Senza dubbio uno degli highlights dell'opera, assieme ai momenti più marziali della scaletta: non solo la già nota ed apprezzata "Ulvens Broder", ma anche l'altrettanto minacciosa ed ancor più possente "She Who Offers Sorrow", l'epica "We Are Eternal" e la più evocativa "Lokastafr Ablaze With The Thorns Of Death", che chiude l'album sprigionando grande tensione. Tra i neri vortici di "Codex Mendacium" e la profonda inquietudine della strisciante "Ulvens Bleka Syster" si fanno largo umori grigi poco esplorati in passato, segnatamente in "Helblar" (che conserva quella cruda vocalità propria di almeno metà album) ed in "Burn Your Temples, True Change", quest'ultima particolarmente mesta nell'intreccio acustico/elettrico delle chitarre. Senza dubbio un lavoro variegato e del livello tecnico che era lecito attendersi da musicisti così importanti: ai seguaci della prima ora mancherà magari la ferocia nichilista, mortifera, opprimente, industriale e luciferina dei bei tempi andati, ma anche oggi, forti della maturità conseguita attraverso tanti anni spesi a sviluppare una moltitudine di altri progetti, gli Mz.412 si ergono al di sopra della stragrande maggioranza della scena dark/death-ambient, ribadendo la propria indiscussa posizione di leader.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

https://mz412.bandcamp.com/

http://coldspring.co.uk/