15-10-2007
IRIDIO
"Endless Way"
(Standing Stones/Audioglobe)
Time: (53:15)
Rating : 8.5
Il concetto artistico che sta alle origini degli Iridio ha come scopo il travalicare in musica le barriere del tempo e dello spazio, facendo congiungere in esse elementi, suoni ed immagini appartenenti a diverse culture e tradizioni, più o meno antiche, dei vari continenti del pianeta Terra, e di unire i suoi ascoltatori con la forza empatica delle emozioni. Valentina e Franz, le menti fondatrici del progetto, li ricordiamo, in quel 2004, pieni di buone idee e ben contenti di presentare al mondo la loro prima creatura, il magico ed incantevole "Waves Of Life", ispirato al lavoro di artiste quali Enya e Loreena McKennitt, un'opera che ha deliziato i nostri ascolti amalgamando con raffinatezza passato e presente della musica folk. Grazie ai positivi riscontri di critica e pubblico ed alla crescita raggiunta con l'attività live (ricordiamo l'importantissima collaborazione di Valentina con il compositore irlandese Duncan Patterson per il progetto multietnico Ìon), arriva per gli Iridio l'occasione per riconfermarsi una tra le band emergenti più quotate del panorama folk-ethereal italico. Il risultato di questi tre anni di lavoro vede la luce ancora una volta per la Standing Stones Records, sottoetichetta della Dragonheart a suo tempo creata per promuovere gli Iridio ed altre band sulla stessa lunghezza d'onda. Tuttavia, a discapito delle aspettative comuni, il nuovo album, intitolato "Endless Ways", non ci presenta una palese evoluzione del percorso intrapreso dal suo precursore. La gradita alternanza-fusione tra musica eterea e influenze di matrice ora elettronica ora dream-pop è stata infatti progressivamente accantonata, o per meglio dire, si è resa ancor più sofisticata e impalpabile in modo da favorire un songwriting incentrato sulla componente etnica e folkloristica del duo. Ciononostante la formula degli Iridio non si è involuta e nemmeno standardizzata: per dare man forte alla squadra, Franz e Valentina hanno chiamato a sé ben 15 musicisti di diverse nazionalità, ampliando e rendendo meno 'sintetico' l'utilizzo di strumenti classici e tradizionali. Questa prestigiosa unione di forze avvantaggia una produzione più nitida ed efficace rispetto al passato, finalmente in grado di esaltare ogni componente del sound dei Nostri. Dal punto di vista lirico, invece, l'album si presenta come una sorta di diario di bordo: al centro delle tematiche affrontate troviamo infatti il racconto di un viaggio, quello intrapreso alla fine del XVI secolo da una giovane donna che decide di seguire segretamente gli spostamenti del padre (un ricco mercante) attraverso le lande dell'Europa e del Medio Oriente, di scoprire nuovi mondi e nuove emozioni per sciogliere una volta per tutte le catene del suo spirito inquieto. Com'è presumibile, possiamo dunque vivere in prima persona, attraverso l'Arte degli Iridio, un viaggio attraverso tempo e spazio, attraverso deserti, castelli festanti, boschi fatati, misteriosi accampamenti esotici, placide spiagge, focolari tribali, radure, montagne innevate e foreste incontaminate. La traccia d'apertura, "Golden Skies", non è che il preludio dell'intero percorso. Al di sopra di una ricchissima strumentazione acustica, la voce di Valentina si libra vibrante e drammatica, evocando la bellezza dei cieli dorati fino a raggiungere l'apice estatico nel toccante duetto finale con il violino. La mediterranea "Time To Leave", gradevolmente segnata dagli intrecci tra chitarra acustica e classica, trasuda una palpabile malinconia nei confronti di ciò che sta per essere lasciato alle spalle. La storia narrata nell'album comincia proprio qui: con fiduciosa serenità ed occhi sognanti puntati verso nuovi orizzonti. La celtica ed eterea "Shadows And Fears" si fa testimone delle cullanti ore notturne in cui dare liberamente riposo alla mente, libera di vagare tra le proprie ombre e le proprie ansie. La struggente ossatura pianistica del brano si fa notare per la notevole espressività, mentre la candida voce di Valentina, encomiabile nell'interpretazione, tesse agrodolci melodie ancestrali. "Sunrise Dancers" introduce nuovi elementi etnici, ponendosi nei confronti dell'ascoltatore come una danza liberatoria all'interno dei colori caldi e rassicuranti del tramonto, mentre "Heaven Spark" apre una finestra sugli incantevoli scenari del Medio Oriente, le cui tradizioni sono percepite in una maniera veramente intima. Riguardo quest'ultima canzone, va sottolineato il modo in cui nel ritornello, cantato da più voci, Valentina si lanci in una serie di gorgheggi da brivido. La successiva "Enchanting Lights" si avvolge inizialmente in un elegante e romantico pianoforte, per poi immergersi in un'aura di mistero da Mille E Una Notte. Con l'arrivo di "New Stars, New Ways" gli arrangiamenti si fanno quasi orchestrali, per rendere il brano maggiormente introspettivo e comunicare le sensazioni provate dalla protagonista della storia nella sua nuova vita, che nelle liriche è paragonata ad un bellissimo sogno. "At One With The Universe" schiude un'armonia cosmica perfettamente stimolata dal ritmo incalzante e tribale delle percussioni, stagliato sul tappeto di suoni liquidi e rilassanti degli strumenti tradizionali e della sempre più evocativa voce della Buroni, qui dedita a reiterati ma realmente efficaci vocalizzi. "Sleeping Westward" rappresenta invece il trobadorico trionfo delle cangianti atmosfere degli antichi borghi medioevali: voce, flauto, chitarra ed accompagnamento si fondono in un'unica struggente vibrazione. "My Home" ci trasporta infine nelle antiche roccaforti anglosassoni, tra suntuosi banchetti, balli e spettacoli. "Infinita Via" è il congedo, l'ultima testimonianza della voce narrante, che ci lascia con un messaggio sospeso nei tempi. Questa non è la fine del viaggio... La via per l'eternità è infinita. Noi di Darkroom Magazine siamo allo stesso modo sicuri del fatto che il piacere di ascoltare questo disco perdurerà a lungo nel tempo: chiunque voglia udire una musica fatta col cuore e culturalmente valida, si segni il nome di questa sorprendente realtà tricolore.
Marco Belafatti