04-04-2018
PMS
"Di Giallo E Grigio"
(Arealive)
Time: CD (42:24)
Rating : 7.5
Dopo il buon esordio per la Ark Records nel febbraio 2016 rappresentato dal miniCD "Premenstrual Syndrome", il duo partenopeo composto da Martina Mollo (piano, voce, synth) e Caterina Bianco (violino, voce, synth) si accasa presso la Arealive per il suo primo lavoro sulla lunga distanza. Uscito lo scorso dicembre, "Di Giallo E Grigio" - racchiuso in un bel digipack completo di libretto - prosegue nel discorso iniziato col suddetto mini, ampliando la visione artistica delle due abili e preparate musiciste (entrambe provenienti dagli studi in conservatorio) fra sonorità neoclassiche e minimalismi elettronici, in una scrittura intima e poetica che porta in sé anche il tipico calore campano. Oltre alla preziosa educazione classica riversata sui rispettivi strumenti, Martina e Caterina lavorano bene anche con le loro voci (senza tralasciare il proprio dialetto d'origine, anche stavolta omaggiato a dovere), che nell'iniziale "Il Cielo Gonfio Di Giallo E Grigio" s'intrecciano in una pregevole coralità che poggia su di basi ridotte al minimo, prima che piano e viola s'impongano nel finale. Un intreccio che, grazie all'impiego dei synth (ed al prezioso aiuto di selezionati collaboratori), trova sbocchi ben più moderni rispetto alle tipiche atmosfere neoclassiche, come fra le meccaniche nervose di un pezzo estroso quale "Lo Scrivo In Metro". Ma i più fulgidi gioielli brillano quando è la dolcezza a prendere il sopravvento, come nella toccante "Nudi" e nell'appassionata "D'Ombra", quest'ultima capace di un magnifico crescendo d'intensità finale. Notevole anche "Viandanti", più accesa e solare alla maniera partenopea con echi folklorici, mentre le quattro tracce conclusive si dipanano su strutture completamente strumentali: bene "Catarsi", col violino anche 'pizzicato' a dare il giusto effetto, mentre il piano di Martina è grande protagonista sia in "Mudanza", fra trame di gran pathos, sia in "Salendo Il Moiariello", in cui è solo al comando; l'ultima gemma, che chiude degnamente l'opera, è "Ritorni", in cui è stavolta il violino di Caterina ad incantare l'ascoltatore. Le buone premesse del mini d'esordio vengono pienamente rispettate in un lavoro di alta caratura che, senza dubbio, porterà ulteriori consensi ad un progetto pienamente meritevole per l'alto livello espresso sia sul piano emozionale che su quello squisitamente tecnico ed esecutivo. Da sentire e, di conseguenza, da tenere nella giusta considerazione.
Roberto Alessandro Filippozzi