04-08-2017
SOTTOFASCIASEMPLICE
"Colonna Sonora"
(Rupe Tarpea Produzioni/Paranoise)
Time: CD (44:19)
Rating : 7.5
Evidentemente è destino che noi si arrivi sempre in ritardo sulle uscite firmate SFS: così fu per "Filospinato", edito nel 2007 e da noi trattato solo verso fine 2008, e così è per "Colonna Sonora", pubblicato nel febbraio 2016 e di cui ci occupiamo solo ora. Ma l'importante è arrivare, specie se si tratta di un progetto 'scomodo' come quello dell'ex console in terra giapponese Mario Vattani, attivo sin dagli anni '90 (precedentemente c'erano state altre incarnazioni musicali per il poliedrico frontman, in primis gli Intolleranza) ma 'scoperto' solo nella corrente decade da certi sinistri ambienti ossessionati da una 'caccia alle streghe' ogni giorno sempre più parossistica e ridicola, che come da copione hanno dato il 'la' alla demonizzazione tanto dell'uomo quanto dell'artista. Vattani è uno di quei personaggi che non hanno paura di andare contro quel mostruoso moloch che è la dittatura del pensiero unico in cui viviamo, e per questo ha pagato in prima persona, senza però indietreggiare di un solo millimetro. Una ferrea volontà che affonda le sue radici nell'onore, virtù che Mario ha senza dubbio affinato nella sua lunga permanenza in terra nipponica, suggendo gli insegnamenti di una tradizione così profondamente diversa nelle dinamiche da quella occidentale. Proprio questa fetta di vita spesa a migliaia di Km da casa ha ispirato il Nostro nella creazione del romanzo "Doromizu", noir ambientato in una Tokyo tenebrosa e tentacolare di inizio millennio pubblicato nel febbraio 2016 da Mondadori, per il quale l'opera in esame è - come lo stesso titolo suggerisce - l'adeguata 'colonna sonora'. Le note introduttive al romanzo specificano che "Doromizu" è un'espressione generalmente usata per indicare i quartieri a luci rosse, mentre per quanto attiene ai contenuti "...ci troviamo in una Tokyo d'inizio millennio, tenebrosa e tentacolare. Il protagonista Alessandro Merisi è uno squattrinato venticinquenne italiano, da due anni nella capitale giapponese con un visto di studio. Orfano di madre sin da bambino, è cresciuto a Londra, e la sua mancanza di un'identità precisa si esprime nella passione ossessiva per una cultura totalmente diversa, quella giapponese. Aspirante cineasta, Alex vive il rapporto col Giappone in modo maniacale attraverso il cinema, le donne, e il lungo e doloroso tatuaggio tradizionale irezumi. Una serie di coincidenze lo precipitano in una spirale negativa, una discesa negli inferi verso i luoghi più oscuri e viziosi della capitale nipponica, facendogli perdere amicizie, amori, speranze, e mettendo a rischio la cosa che gli è più cara al mondo.". Un'introduzione necessaria per porsi all'ascolto del CD col giusto spirito, poiché quello sferzante rock identitario dei precedenti lavori, tanto trasversale nei suoni quanto tagliente nei contenuti, deve cedere inevitabilmente il passo ad un sound più adatto ad accompagnare la lettura del libro. Non quindi un disco 'politico' nello stile 'elettrocomizio' tanto caro a Vattani, bensì un lavoro complementare alla fatica letteraria, con sporadici spoken words atti ad introdurre i contenuti del romanzo. Sebbene il protagonista sia un personaggio della finzione letteraria, è impossibile non vedere nelle parole che aprono "Liberi" una potente stoccata personale di Mario nei confronti di chi ha cercato di esporlo al pubblico ludibrio della gogna mediatica, prima che i suoni si innalzino per far combaciare la forza spirituale della tradizione giapponese - incarnata principalmente dalle percussioni - all'algida modernità di una Tokyo tentacolare nelle sue profonde divergenze dalle nostre convezioni sociali. Un'incontro/scontro fra passato e presente che emerge a più riprese fra i molti brani interamente strumentali ("Cavallo", "Mosaico", "Palo"), coi synth che si fanno ora acidi ("Madre Patria", che ospita un giro melodico memore della storica "Mad World" dei Tears For Fears), ora più ariosi a sostegno di una chitarra graffiante ("Onegai"). Nel mezzo troviamo quei frangenti in cui la parole di Mario introducono frammenti del romanzo: dalla torbida tensione della title-track alle pulsioni notturne di "Shuto", dalla fluidità di "Yamanote" al meccanico e lento groove della conclusiva "Sette Quattro Sette". Tutto questo e molto altro in un'operazione musicale giocoforza atipica per SFS, ma non per questo meno intrigante e ricca di spunti, per un ascolto indissolubilmente legato alla lettura di un'opera letteraria che continua a collezionare elogi in ogni dove.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://www.facebook.com/sottofasciasemplice/
http://perimetro94.blogspot.it/