29-04-2017
HURZ
"Hurz"
(Le Mat Records)
Time: CD (47:47)
Rating : 7
Esordio risalente all'aprile dell'anno passato, l'album omonimo dei romani Hurz - triade composta da membri di Doomraiser, Tiresia Raptus e Sesta Marconi - si avvale di una veste decisamente ritualistica e misterica, insita sia nella sua esecuzione che nel comunicato stampa ed il libretto che accompagnano il digipak. "Hurz" rimanda ad uno spazio sacro e protetto, in un'ottica soggettiva viene da associarlo al nostro Io intrinseco ed alle vicissitudini al quale è sottoposto nel quotidiano. Questo l'ambiente nel quale viene sciorinato lo sperimentalismo ritualistico del lavoro, un mosaico sonico nero ed ipnoticamente vertiginoso, che fagocita, stimola e trascende i sensi. La prima parte dell'album prende il nome di "Tragoedia" e si divide in due lunghe suite quali "Il Nodo", il cui testo non è altro che il famoso indovinello che la Sfinge pose ad Edipo, e "San Giorgio E Il Drago". La prima è un'apertura asettica e tagliente, che da echi post-punk affogati in riverberi roboanti si tramuta in un'orientaleggiante e lisergica marcia di moog e pennellate fantasmatiche di chitarra, mentre la seconda, divisa in tre parti distinte che raccontano le sensazioni di San Giorgio, del Drago e del popolo festante alla morte di quest'ultimo, utilizza il verbo come arma vivida e penetrante, tra organi, percussioni lignee, subdole atmosfere cupe da b-movie horror ed istrionici recitativi. La seconda parte, denominata "Symbolum", si dipana dopo le destrutturazioni al clavicembalo di "Illuminazioni Dalla Metropoli" attraverso le lande lisergico-elettroniche di "L'Amoureux - L'Heure De La Chouette", incredibilmente orecchiabile e piacevole, il decostruttivo e roboante interludio di "La Scelta", le cadenzate nebbie dub di "Todestrieb - Vargtimmen" e la lapidaria chiosa di "1+1=3", conclusione elettro-marziale ed ambient salvifico che svela il fine stesso di tutto il lavoro, un'adorazione della nullificazione, dell'oblio e della paura che attanaglia il nostro vivere, baluardo sul quale la nostra esistenza si fonda e per il quale esultiamo. Lavoro aperto a molte interpretazioni, rimane una prova convincente, un distillato di oscuri ritualismi venati di un acuto senso compositivo e coinvolgimento acustico, che faranno la gioia degli ascoltatori più attenti ed onnivori.
Lorenzo Nobili
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