05-04-2017
PHURPA
"Rituals Of Bön I"
(Zoharum)
Time: LP (45:23)
Rating : 7
Il collettivo russo guidato da Alexei Tegin, sempre diviso fra varie etichette per la pubblicazione delle proprie uscite, torna alla corte della Zoharum con la sua terza release per il marchio polacco, dopo "Mantras Of Bön" del 2014 ed il più recente "Chöd" (di cui presto ci occuperemo). Quella in esame è la prima parte di un ciclo che mostra il lato più sacro dell'arte del combo, la cui missione è quella di studiare e tramandare le tradizioni - in primis musicali - del Bon, che proviene dal Tibet ed è la più antica fra le tradizioni buddiste. La caratteristica precipua del collettivo è come sempre quello speciale tipo di canto tantrico 'overtone' denominato gyukye che, abbinato a strumenti delle tradizioni antiche e remote interamente abbracciate dai Nostri, trasporta l'ascoltatore in un autentico stato di trance sciamanica che raggiunge la sua massima efficacia in sede live. Non è da meno questa nuova uscita (realizzata unicamente in LP in soli 300 esemplari, andati ormai quasi esauriti), che nelle sue due lunghissime tracce - in realtà non nuove per chi ha seguito fedelmente Phurpa in ogni suo passo - ribadisce quali siano le prerogative del progetto: "Yan-Drub" è subito arcigna nel suo mix fra la suddetta tecnica canora - che qui assume toni particolarmente scuri - ed i rumori ambientali, seguiti da suoni tradizionali che rimandano ad un Oriente antico, perduto e misterioso; la traccia si anima poi con fare stridente e disturbante, prima che le vocalizzazioni iniziali si riprendano la scena nella parte finale. Anche "Long Life" apre con la suggestiva tecnica canora padroneggiata sapientemente dai Nostri, lasciando subentrare pian piano suoni e rumori minacciosi che esasperano la tensione, esaltata oltremodo da clangori e tintinnii prima che il tema vocale torni protagonista nel finale. L'arte (spi)rituale dell'act russo si completa di un nuovo tassello che, come i precedenti, trasporterà gli ascoltatori più propensi ad un reale coinvolgimento verso stati di coscienza sconosciuti a chi non è in grado di concepire la musica come qualcosa di diverso e di infinitamente più sacro, potente e totalizzante rispetto al mero intrattenimento sonoro.
Roberto Alessandro Filippozzi