23-07-2016
MICHAEL IDEHALL
"No Man's Land"
(Ant-Zen/Beläten)
Time: CD (67:57)
Rating : 7
Il ritorno di Michael Idehall, a distanza di un anno dall'ultimo lavoro edito su supporto fisico, segna un accostamento più marcato con alcune attuali derive del post-industrial e un relativo allontanamento dagli schemi ritualistici classici. "No Man's Land" consta di 14 brevi tracce in cui è possibile riconoscere alcuni evidenti principi generali: innanzitutto un minimalismo elettronico che punta alla ripetizione ossessiva di frammenti tonali, e in secondo luogo un sound gelido e metallico che pone il progetto sulla scia - tra gli altri - dei maggiori nomi editi dalla Galakthorrö, da Haus Arafna a November Növelet. La cosiddetta "seancetronica" di Michael, tesa ad unire spunti dark-industrial con l'elettronica sperimentale, vira verso atmosfere stranianti costruite su ampie masse lineari che si muovono sullo sfondo dei brani; le frequenze ultra-basse vengono letteralmente tagliate da voci sature e filtrate in un mix che genera calma e inquietudine. La reiterazione in loop degli elementi tonali crea un effetto ossessivo e a suo modo mantrico, forte di un minimalismo plumbeo capace di fondere echi celebrativi ("Yoni") a sprazzi fantasmatici e onirici (la title-track). La ritmica, spesso frutto della circolarità dei suoni, spazia da (molti) risultati ipnotici ad esiti più singolari, che vanno dalle pulsazioni 'elettro-cardiache' di "Nightmare" fino ai rimandi minimal-wave di papabili single come "Malleus" e "Raven Of Abraxas". L'album appare più allineato alle tendenze attuali rispetto ad altri titoli precedenti; rimangono comunque evidenti i retaggi tematici collegati alle tradizioni antiche e ai riti ancestrali, immersi in un mood sonoro geometrico e post-moderno in cui è possibile intravedere la matrice ritual da sempre cara a questo autore. Resa audio esemplare (il mastering è di Philipp Münch, già membro dei Rorschach Garden e di molti altri progetti) e confezione lineare in un digisleeve a quattro pannelli.
Michele Viali