08-04-2016
MICHAEL IDEHALL
"Deep Code Sol"
(Ant-Zen)
Time: CD (76:13)
Rating : 8
Attivo sia come compositore che come pittore, Michael Idehall rappresenta oggi i nuovi traguardi della musica ritualistico-industriale. Partendo dalla lezione dei Coil, l'autore svedese amplia il raggio d'azione puntando verso uno stile mantrico che per mezzo di strumentazioni elettroniche crea uno stato di trance. Egli stesso definisce la propria musica "seancetronica", richiamando con ogni probabilità il concetto di comunicazione con gli spiriti, o meglio di estasi subliminale indotta. Avendo pubblicato i propri titoli generalmente in formati particolari e in tirature assai ristrette, la Ant-Zen pensa bene di ristampare due suoi lavori editi originariamente su nastro. "Sol", uscito nel 2012 e ristampato due anni dopo in CDr in una versione 'rinforzata' di alcuni nuovi pezzi, viene riproposto con una tracklist diversa dotata di tre tracce in meno rispetto all'originale, mentre "Deep Code" veniva pubblicato nel 2014 ed è qui riproposto nella sua interezza. I due dischi differiscono non tanto nello spirito di base quanto nelle architetture sonore, più classicamente ispirate ad esempi del passato in un caso, dirette verso territori nuovi nell'altro. L'iniziale "Deep Code" è la quintessenza del mantra post-moderno di derivazione industrial: i pezzi prendono vita da basi tonali essenziali reiterate in loop, sincopate o poste in frizione con altri toni e/o voci salmodianti in distorsione. Si avverte l'eco di una grande celebrazione ritualistica, la cui forza sta proprio nell'evitare l'affastellamento di tanti suoni per far scintillare la potenza di stacchi tonali secchi. La ripetizione costante genera una condizione di trance estatica che rivede in chiave sperimentale le meditazioni spirituali tibetane. Per contro, in "Sol" si avverte una condizione meno personale e ancora guidata dall'esempio dei Coil dei primi anni '90. Si hanno basi ritmiche spigolose e afone strutturate su giri ritualistici, la voce si avvicina molto a quella di Balance e le distorsioni rumoristiche assumono un ruolo da comprimario all'interno di un impianto di immediata fruizione. Ne viene fuori una celebrazione elettronica che guarda all'industrial ritmico vecchia maniera arricchita da spunti singolari, divagazioni astrali, coralità imponenti e sprazzi onirici. Ascoltando insieme entrambi i lavori appare evidente come Michael segua l'evoluzione della branca ritualistico-industriale, ripercorrendone alcuni punti chiave per sviluppare poi un discorso in cui la concettualità mantrica va a coincidere con l'insistenza delle basi ritmiche. L'assorbimento di certo background stilistico corrisponde ad una ripulitura dalle pesanti masse tonali degli autori coevi, per partorire alla fine un'idea sonora che racchiude, filtra e innova al tempo stesso. Recupero fondamentale, confezionato in un elegante digisleeve ruvido con artwork ricavato dalla fusione delle copertine dei due nastri originari.
Michele Viali