01-09-2007
THE DOGMA
"A Good Day To Die"
(Drakkar/Audioglobe)
Time: (54:10)
Rating : 8
Sembra che nel mondo del metal, almeno qui in Italia, nessuno abbia più la voglia o il coraggio di andare controcorrente. Basti pensare che, periodicamente, si riciclano imbarazzanti stereotipi di saghe medioevali, spade e guerrieri appositamente per i die-hard fans, e a pagarne le conseguenze sono le proposte poco apprezzate dalle masse. A sondare l'underground alla ricerca di un gruppo che possa un giorno avere le stesse sorti dei fortunati Lacuna Coil (sicuramente il gruppo metal italiano più influente all'estero) ci ha pensato però la teutonica Drakkar Records, etichetta che, dopo avere ascoltato il demo "Symphonies Of Love And Hate", non ha esitato a mettere sotto contratto questa nuova promessa: gli anconetani The Dogma. Il rischio iniziale è stato ben presto ripagato dai risultati delle vendite del buonissimo debutto "Black Roses" e dei numerosi live (tra i quali si registra una partecipazione al prestigioso Wacken Open Air Festival), tant'é che oggi i nostri sono addirittura più conosciuti all'estero che in patria. La formula dei The Dogma è talmente pregna di sentimento ma al contempo melodica ed accattivante che, una volta entrata in testa, difficilmente riesce ad essere dimenticata. Lo stile potrebbe ricordare quello dei Nightwish di "Century Child" (saldamente ancorato ad una base power metal, ma intelligentemente proteso ad altri territori come il gothic e la musica operistica), con la sola differenza della voce maschile al comando. Ed è con l'ultimo "A Good Day To Die" che i Nostri ritornano più convincenti che mai, amalgamando talmente bene le proprie influenze da rendere riduttivo qualsiasi paragone, forti di dieci tracce che alternano e fondono drammatico lirismo e sfrontatezza metal. Trainate dalla dirompente ugola di Daniele Santori, a suo agio sia nelle parti lente che in quelle ultraveloci, e dai mai invadenti tecnicismi del chitarrista Cosimo Binetti (che ricama ogni episodio con un bell'assolo), emergono innanzitutto l'anthemica e 'love-metal' title-track e le movenze gotiche di "I Hate Your Love". I veri assi nella manica dei The Dogma sono però il tastierista Stefano Smeriglio (mai relegato in secondo piano e padrone della situazione nell'autunnale ballad "Autumn Tears"), i superbi arrangiamenti orchestrali ed i cammei del coro di voci liriche, che rendono le composizioni ancor più magniloquenti e dannate. Il meglio arriva poi con la seconda parte del lavoro: massimi voti per "Back From Hell", brano impreziosito da numerosi cambi di tempo e da un ritornello in cui basso e batteria sembrano voler squarciare il cielo con la propria veemenza, aiutati per l'occasione da un imponente refrain corale. "Bullet In My Soul" rappresenta l'ultimo baluardo metallico del disco (tenori e soprani intonano un Requiem e Daniele urla al cielo, per l'ennesima volta, la propria disperazione) e fa da preludio all'elegiaco trionfo d'archi di "Christine Closed Her Eyes", atto finale di un concept dove allegria e speranza più non albergano, epitaffio di un disco trascinante ed intenso. Con il secondo capitolo della propria saga, i The Dogma si riconfermano una band ispirata e più che mai convincente, ormai pronta al grande salto. "A Good Day To Die" è un lavoro curatissimo anche dal punto di vista della produzione e dell'artwork, un album che rilegge tematiche gotiche in chiave heavy con una naturalezza invidiabile e disarmante, che non mancherà di fare scintille... e speriamo possa far scrollare di dosso ai The Dogma l'etichetta poco felice di 'nemo propheta in patria'.
Marco Belafatti