25-04-2015
DEVIATE DAMAEN
"Retro-Marsch Kiss"
(TSC Records)
Time: CD 1 (41:11); CD 2 (53:59)
Rating : s.v.
Band romana dall'approccio tanto rock quanto teatrale, i Deviate Damaen iniziano la loro carriera sul finire degli anni '90 all'insegna della provocazione e del politically uncorrect. Questo "Retro-Marsch Kiss" segna probabilmente il loro massimo sforzo artistico, profuso in quasi due ore di suoni alternando momenti di musica vera e propria a passaggi di natura parlata e para-industriale, con finalità di provocatoria "castigatio mores" sviluppata con piglio tutto personale. L'obiettivo del progetto sembra essere globalmente una fagocitazione totale di materiale audio destrutturato e rimanipolato con intenti esclusivi, finalizzato ad un discorso che passa dal metal al rock identitario senza scadere mai in messaggi di facile decifrazione. Dal punto di vista prettamente sonoro sono evidenziabili una serie di pezzi semplici dall'appeal immediato: cassa dritta elettrificata, riff secchi e sferzate gotiche che ricordano i Sisters Of Mercy ("Narcissus Race (Bunker Remix) - Centone Ad Speculum") o i Rammstein ("Centone Ad Guerram Lyturgika SS III"), se non addirittura certe soluzioni electro-rock utili per i dancefloor ("Gothiko, Non Hai Capito Un Cazzo Se...") o simpatiche aggressioni di marca punk ("Schiuma Su Sto Scroto, Progressista!"). A fare da sapido contorno interviene una massa alla deriva che avanza in maniera più o meno scorrevole tra trionfi sinfonici, jingle d'epoca, filastrocche, cut-up post-industriali, registrazioni di voci varie, spoken-words, preghiere, canti ecclesiastici e basi chill-out. Il tutto elaborato seguendo un principio eterogeneo che mira a rivedere in modo ludico la tradizione linguistica italiana, tra pasquinate di produzione propria e tonnellate di citazioni colte piegate a necessità contingenti (aspetti splatter in Dante, evocazioni Virgiliane, conio di nuove poesie fondendo versi di autori celebri sono solo esempi in un mare magnum). L'ironia fa ovviamente la sua parte, lanciando stoccate tanto al moderno "gothiko" sinistroide quanto al buonismo imperante e ipocrita (anche tramite scherzi telefonici) per lasciare poi spazio alla serietà estrema di profili singolari, fotografati sull'orlo del baratro (Costantino XI). Il tutto per stimolare - in un modo o nell'altro - quel fuoco identitario che qualcuno (Ianva) aveva già tentato di riaccendere per mezzo dei suoni. Impossibile fare una ricognizione completa di quanto bolle nella pentola di Deviate Damaen; certo è che la musica non è poi tanta, e forse l'aspetto migliore di questa è la voce tonante di G/Ab, una delle più efficaci tra quelle attualmente in circolazione. Il resto è uno stordente, immane corollario di messaggi, input e visioni in cui pochi eletti sapranno districarsi, anche tramite l'ausilio di un ampio booklet. Sta a voi decidere se spingervi oltre le banali necessità della musica e farvi istigare.
Michele Viali
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