26-01-2015
SKULLFLOWER
"Draconis"
(Cold Spring)
Time: CD 1 (46:01); CD 2 (39:35)
Rating : 7.5
Nato con il fine di creare un connubio tra il noise e la psichedelia, il progetto inglese Skullflower ha attraversato quasi trent'anni modificando la propria formazione (da sempre capitanata da Matthew Bower) e cercando di generare un rumore monolitico tramite la distorsione di note di chitarra 'fotografate' con una resa audio lo-fi e scarna. "Draconis" segna per molti versi una svolta che vede da un lato il permanere delle classiche stratificazioni rumoristico-tonali, e dall'altra la ricerca di una comunicatività sottile che rimanda ad esoterismi e magie ancestrali. L'artwork ci collega, senza riferimenti specifici, all'alba dei tempi, con simboli geometrici, foto indefinite e disegni velati da un'inquietante malignità. Le massose architetture chitarristiche rimangono il punto di partenza, elaborate su turbinìi bassi che cozzano e si fondono con stridenti venature alte: un muro granitico che evita l'uniformità doom per rivolgere l'attenzione alle pulsazioni rozze dei primi lavori della band. A ciò si aggiungono temi para-melodici devastati dal mantra noise ("Dazed Nymph In The N.O.X.") e litanie soffocate nel marasma caleidoscopico e lisergico dei suoni ("To Raise Wolves"). Col secondo dischetto i riferimenti rock e psichedelici diventano ancor più evidenti, grazie a dissonanze concentriche che fanno da sfondo ideale per paradisi artificiali ("Autumns Trinkets", "Sunset Dreams"), ossessive pulsazioni baritonali ("Dresden Spires") e una chiusa ("Dakshinikalika") che piega per la prima volta verso la sinfonicità. In generale i collegamenti . guardano al krautrock anni '70 (Popol Vuh, Amon Duul II), spunti ideali per aprire una finestra su un'interiorità cupa, pratiche tantriche sconosciute ai più e misticismi persi nella notte dei tempi. Come di norma è la ripetizione unilaterale piuttosto che circolare ad avere il ruolo predominante, strutturando dei mantra ruvidi entro cui viene incanalato il noise lisergico da sempre marchio di fabbrica di Bower. Sebbene non rispetti quelli che sono da sempre i canoni del progetto, "Draconis" si impone come uno tra i migliori lavori di Skullflower. Confezione deluxe in digipak fuori formato a sei pannelli e ampio booklet fotografico. Curiosa la scelta della cover a tinte denim.
Michele Viali
http://skullflower-skullflowertruth.blogspot.it/