03-08-2007
OUROBOROS
"Lux Arcana"
(Sabbathid Records)
Time: (52:58)
Rating : 7.5
Ouroboros è il nuovo progetto di Marco Grosso, studioso di esoterismo, nonché appassionato musicista e titolare di vari progetti tra cui Apotheke, Alhambra, Mind Infinity e Mannequin; il nostro è coadiuvato in questa recente avventura dal mastermind dei Runes Order Claudio Dondo, oltre ad Aleph Zero e mAlice, componenti del gruppo Deviated Sister T.V. Già dal nome del progetto si può evincere il tipo di sound che ci aspetta: l'Ouroboros, simbolo alchemico che indica la ciclicità, conduce ad un esoterismo rituale, e infatti l'impianto-base di "Lux Arcana" può essere avvicinato ai principi che muovevano i primi lavori degli Ain Soph. Le sonorità ritualistico-ambientali pervadono tutte le tracce e presentano motivi e sviluppi assai diversificati: più morbidi e distesi sono i suoni di un pezzo come "V.I.T.R.I.O.L." o della lunghissima "Cauda Pavonis", entrambi caratterizzati da sensazioni di oscurità alchemica e celebrazioni pagane. Il momento più alto rimane "Artifex II", in cui vengono recuperate sonorità sintetiche del passato: le tastiere, memori dei Kraftwerk o addirittura di Moroder, sembrano piegate alle esigenze della dark ambient e mescolate a rumori e samples di estrazione moderna; un effetto che viene recuperato anche nella conclusiva "Russians" (epurata dalla linea vocale), cover di uno dei migliori brani di Sting: un esempio delle capacità realizzative di Marco Grosso, che ha saputo portare alle estreme conseguenze quanto di oscuro conteneva questo magnifico pezzo risalente alla metà degli anni '80. Altro momento interessante è la poliedrica "Azoth", traccia segnata da un esordio rumoristico e percussivo con cacofonie vocali e chiusa da una nebbiosa e indefinita tranquillità, ma comunque sempre perfettamente in linea con l'oscurità che avvolge tutto il lavoro. Una release di gran livello che riesce a superare molte realtà affermate della dark ambient e del filone esoterico: "Lux Arcana" appare come un aggiornamento personale, maturo e a tratti superiore, dell'antico capitolo degli Ain Soph "Ars Regia". Mi chiedo perché un album nostrano di così grandi potenzialità sia stato prodotto da una label giapponese, piuttosto che da un'etichetta italiana... comunque, onore a chi ha avuto il coraggio e la fortuna di dare alle stampe questo disco.
Michele Viali