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Room 104

07-07-2014

INNER VISION LABORATORY vs. NEPENTHE

"Ambit"

Cover INNER VISION LABORATORY vs. NEPENTHE

(Zoharum)

Time: (49:50)

Rating : 7

Attivo dal 2005 a livello di uscite discografiche con ben otto album, diverse release in combutta con altri progetti ed un paio di lavori minori, l'act polacco Inner Vision Laboratory torna per la quinta volta a lavorare con l'ottima Zoharum, per la quale erano stati licenziati anche gli ultimi due full-length "Future Chaos" (2011) e "Perpetua" (2012). L'occasione per Karol Skrzypiec è un'altra collaborazione attiva, stavolta col giovane ma promettente act tedesco Nepenthe (facente capo all'esordiente Daniel Krause), per un'opera limitata a 400 esemplari racchiusi nel bel formato ecopack a sei pannelli. Dopo i primissimi lavori, molto più ricchi di elettronica, soundscapes e ritmi, Inner Vision Laboratory ha spostato il tiro sempre più verso una dark ambient dal forte impeto cinematico, rifinendo con cura un suono cesellato come si conviene, e a quanto pare la strada che Nepenthe intende seguire risulta affine a tali prerogative, visto che "Ambit" si muove nei territori della più pura oscurità ambientale. Non sbagliano le note ufficiali ad affiancare l'opera alle sonorità tipiche di etichette come Cyclic Law e Loki Foundation, poiché le sette tracce del CD (senza titolo, ma numerate progressivamente coi numeri romani) non esulano praticamente mai dalla più classica matrice dark ambient, in una comunione d'intenti evidentemente molto forte fra i due act coinvolti. L'abilità di Karol nell'incastro di suoni e campioni è ben nota, ma l'impressione è che il suo nuovo alleato non sia da meno, vista la concretezza dei suoni (esaltati da un'eccellente resa audio) e la compattezza del materiale incluso nei 50 minuti dell'intero lavoro. "Ambit" apre minaccioso e inquietante, proseguendo fra droni più soffusi ma densi di mistero, tra folate scure e voci lontane minacciose, che si stagliano fra manti sonori cupi e raggelanti; "VI" è senza dubbio la traccia più arcigna e severa dell'opera, mentre il finale di "VII", fra le sue plumbee nebbie, lascia spazio a tratti sonori meno opprimenti, con una melodia quasi rasserenante. "Ambit" non stravolge i canoni della materia dark ambient, ma garantisce comunque una qualità sopra la media a tutti i livelli, meritandosi in pieno almeno un attento ascolto da parte dei seguaci del suono delle etichette sopraccitate.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

https://myspace.com/ivlab

http://zoharum.com/