11-03-2014
Z'EV
"A Handful Of Elements"
(Cold Spring)
Time: (60:08)
Rating : s.v.
Decano della musica industriale, Z'EV torna nuovamente a collaborare con la Cold Spring in un disco solista a quattro anni di distanza dal precedente "Sum Things". L'ultrasessantenne musicista americano appartiene alla generazione degli sperimentatori dei primi anni '80: il suo stile fatto di percussioni e sonorità ricavate da oggetti più o meno quotidiani lo avvicina agli Einstürzende Neubauten, con cui condivide il merito di aver aperto la strada ad almeno due generazioni di artisti. "A Handful Of Elements" rappresenta una goccia nel mare discografico di questo autore, spesso avvezzo a collaborazioni piuttosto che a lavori firmati unicamente di suo pugno. Il CD in questione fa leva sui cinque elementi naturali che danno nome ad altrettante tracce, ognuna della durata uniforme di circa dodici minuti. Le composizioni si basano su un archivio di registrazioni messo inisieme dall'autore nell'arco di 40 anni di carriera, qui riutilizzate per creare nuova musica, andando a trasformare ciò che già esisteva. Lo stile dei primi due brani, "Terra" e "Aqua", si basa su un noise vivo e suonato, creato con la sovrapposizione di materiale roboante ricavato da ignoti oggetti abilmente trattati. È un rumore anti-elettronico dotato di una forte vitalità, ben diverso da quelli che segnano un qualsiasi disco noise generato con macchinari e software. Sebbene lo stile compositivo rimanga costante, con il brano "Aer" abbiamo un'atmosfera più torbida e cupa, quasi ci si trovasse al cospetto di una dark ambient concreta fatta di giochi para-percussivi. Quest'ultimo aspetto è centrale nella successiva "Ignis", dove la percussione (intesa come colpo scagliato contro qualcosa) diventa la grande protagonista, alla ricerca costante di un rumore che non conosce tempi ritmici. La chiusa di "Spiritus" torna a garantire una (mal)sana inquietudine elaborata con sibili costanti e rutilanti linee percussive. Z'EV sa distinguersi da chiunque altro, ma non da sé stesso: croce e delizia di questo disco pressoché unico nel panorama musicale, ma identico a tanti altri prodotti del musicista statunitense. Gli elementi dei titoli non hanno alcun rapporto coi suoni, se non - forse - quello di metaforizzare l'archivio sonoro da cui ha preso vita l'opera. Un oculato panegirico personale indicato solo ai cultori.
Michele Viali