24-11-2013
T.O.M.B.
"Third Wave Holocaust"
(Black Plagve)
Time: (55:49)
Rating : 7.5
Ci eravamo occupati di questo misterioso e malevolo act della Pennsylvania, ormai attivo da oltre un decennio, nell'estate dello scorso anno, quando finalmente un'etichetta fra le migliori negli ambiti ambient/industrial più neri come la Crucial Blast gli aveva offerto asilo, ristampando in grande stile il CDr del 2010 "UAG". Un album che aveva fatto meritatamente salire le quotazioni di T.O.M.B. presso i seguaci di quella scuola black industrial capeggiata dagli imprescindibili Mz. 412, grazie alla carica maligna emanata da brani costruiti su field recordings catturate in luoghi di morte e disperazione. Pratica che si ripete per la nuova fatica (complessivamente la 14esima release per T.O.M.B., se includiamo anche gli split), stavolta rilasciata dalla Black Plagve - divisione più mortifera dell'ottima label americana Malignant Records - e ancora imperniata su registrazioni di campo effettuate il luoghi di morte, fra cui - si dice - delle dissacrazioni presso non meglio precisati cimiteri e la registrazione di una cremazione... La Morte quale tema portante di un concept artistico che continua a prendere sempre più le distanze dal passato black-oriented, e che già con "UAG" aveva abbracciato il filone black industrial, mentre oggi spinge con convinzione verso lidi death-industrial e finanche power-electro. Il suono è assolutamente nero e mortifero già dall'iniziale "Antagonizing The Unknown", orrorifica nei suoi inquietanti riverberi industriali e nel sulfureo crescendo, ma l'act americano fa davvero male quando spara feroci bordate prossime a certa power electro, come l'efferata e lacerante "Electric Exorcism" o le più lineari "Vulgarity" e "Clairvoyant Frequencies". Bene le movenze più lente della misteriosa "The Great Venerat Insult" e la vocalità rituale (s)travolta dal malsano vortice death-ambient di "Na La Gore Na", così come le lugubri cadenze tribal-rituali di "Vom Voodoo", ma il meglio viene offerto dal ferale e malsano calderone ribollente dell'apocalittica e severa title-track e dalle spettrali, terrificanti e pericolose vibrazioni evocative della conclusiva "Tribute To Hanhua", veri picchi di un'opera magari non innovativa, ma decisamente compatta ed efficace nel trasmettere brividi adeguatamente raggelanti (sicuramente da 'maneggiare con cautela', per chi vuole intendere). Fra gli interpreti più credibili del settore per esperienza, qualità del suono e capacità realizzative, T.O.M.B. è ormai una garanzia per chi, attraverso le anime più nere e malvagie delle scuole ambient e industrial, desidera sconvolgersi i sensi con vibrazioni opprimenti, maligne, mortifere.
Roberto Alessandro Filippozzi
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