22-10-2013
PACIFIC 231 + LIEUTENANT CARAMEL
"Aunt Sally"
(Alone At Last)
Time: (67:37)
Rating : 6.5
Protagonisti dei primi vagiti dell'industrial music d'oltralpe, Pacific 231 e Lieutenant Caramel rapprensentano oggi la vecchia guardia di una scuola sperimentale che non ha mai smesso di guardare avanti e di cercare nuovi spunti espressivi, in barba alla richieste di un mercato che col tempo si è aperto anche ai suoni meno accessibili. "Aunt Sally" testimonia questo tenace 'work in progress': lo spunto del disco nasce da un viaggio in Medio Oriente, ed in particolare in Libano, intrapreso durante il 2012. In quel frangente i due autori registrarono alcune field recordings che hanno poi rielaborato in studio, aggiungendovi alcune partiture strumentali fino a dare forma alle sei tracce, due delle quali registrate dal vivo. Gran parte del CD è basato su concretismi sonori articolati circolarmente, in modo da costruire strutture para-ritmiche ripetive che non di rado assumono un andamento tribale. I vari rumori riproducono la vita di un'operosa città mediorientale attraverso la registrazione del suo quotidiano brusìo. Tale impianto viene poi variato dall'inserimento degli strumenti: a squariciare un andamento compatto è soprattutto la chitarra elettrica della lunga "Bagliore", sorta di improvvisazione rumoristica che stacca di netto con il resto del disco; in maniera simile agisce anche il tema di piano, tutt'altro che melodico, piazzato tra il noise di "Perhentian Kecil". A completare il quadro è una voce femminile che in lingua italiana recita parole in maniera straniante, privando le frasi del loro significato attraverso un gioco di toni già proprio di Carmelo Bene. Sull'opera agisce in parte l'arte del cut-up, applicata utilizzando rumori 'vivi' assemblati con perizia; la libertà totale è invece prerogativa degli strumenti, tanto che alla fine è il rumore ad assumere forme precise e ad evocare atmosfere, laddove chitarra, piano e voce diventano i mezzi per un tripudio di non-sense. Album complesso e non immediato, diviso tra spunti diametralmente opposti che ne fanno quasi una compilation di materiale tutt'altro che omogeneo, considerando anche la presenza dei brani dal vivo. Eccellente la confezione, tipica delle produzioni della Alone At Last, basata su un elaborato multi-panel di carta pregiata contenente un gran numero di foto ad alta qualità che testimoniano il soggiorno libanese dei due musicisti.
Michele Viali