11-07-2013
BLANK
"Dark Retreat"
(Artoffact Records)
Time: (68:42)
Rating : 8
Sempre solidamente supportati dalla canadese Artoffact, i parmensi Blank giungo all'importante traguardo del terzo full-length nell'arco di nove anni, dopo il debut "Artificial Breathing" del 2004 e l'ultimo "Impact Zone" di ormai cinque anni fa. Se è vero che la terza uscita sulla lunga distanza è il momento della verità, allora nel caso del duo italiano è il caso di dire che l'esame di maturità è stato superato in pieno, poiché in "Dark Retreat" tutto si eleva al livello superiore, dalle vocals agli arrangiamenti, e soprattutto il songwriting svela una completezza di soluzioni davvero invidiabile, andando ben oltre l'EBM incisiva e melodica di scuola 90s che ha sin qui contraddistinto il suono dei Blank. In un lavoro oggettivamente lungo (si sfiorano i 70 minuti, con soli brani originali) colpisce constatare come ogni song funzioni benissimo, anche grazie ai professionisti che hanno coadiuvato il processo di produzione ed al mastering firmato dallo storico leader degli Attrition Martin Bowes. Un lavoro dominato dal groove sprigionato dalle sempre puntuali bassline, come dimostra da subito "Subliminal Man", che inaugura l'opera non all'insegna dell'impatto fisico, bensì della raffinatezza che guida le movenze magnetiche, dando un primo forte segnale di come il duo voglia ampliare gli orizzonti. Le bordate da club che dominavano ampiamente nelle fatiche precedenti ci sono ancora e funzionano assai più che in passato, ma è la loro presenza numerica a venire più saggiamente contenuta, e per appagare il dancefloor rimangono ottimi episodi quali la tagliente "Dio/Chemicals", l'incalzante e ben ricamata "Zero Tolerance", la più melodica "Dead Roads" (con Elenor Rayner dei The Crystalline Effect alla voce) e la buona sortita verso lidi future-pop "Timespace". Tutto il resto è un tripudio di varietà di idee e soluzioni, ma senza mai perdere la bussola o tradire le proprie origini, neppure quando ci si addentra nettamente in territori synthpop come in "Weak Machine". Sfilano così momenti di qualità come l'ammiccante ed ossessivo mid-tempo "Nothing You Can Say", il già noto singolo del 2011 "Dreamscape" (un gioiellino intimo e malinconico che gronda pathos) e la sinuosa e fine "Eigengrau". Due gli strumentali, entrambi di classe: molto ben lavorata ed in linea con le suggestioni dark-electro degli anni '90 "Dusk Devil", mentre "Ocean Greyness", con la sua mirabile e fascinosa costruzione, non sfigurerebbe su tante uscite della Tympanik Audio; molto bene anche l'appassionata electro-ballad conclusiva "Fallen", ma il picco dell'opera è rappresentato da "Lost Simmetry", magnetica, sensuale e suadente perla notturna con le parole di Angelo Bergamini e la splendida voce di Elena Alice Fossi, al secolo i Kirlian Camera, portatori di un contributo a dir poco prezioso in un album di per sé già ottimo. Non serve aggiungere altro: i Blank hanno centrato l'obiettivo ed hanno raggiunto una maturità piena ed invidiabile, punto di (ri)partenza verso nuove barriere da infrangere. Bravi.
Roberto Alessandro Filippozzi
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