04-07-2013
PORTA VITTORIA
"Summer Of Our Discomfort"
(Old Europa Cafe/My Owl Music)
Time: (44:48)
Rating : 7.5
Da queste pagine abbiamo apprezzato il lavoro dell'artista lombardo Christian Ryder sia nella sua band principale TourdeForce, sia nei più scanzonati e genuini Consenso, a cavallo fra synthpop, future-pop, electropop e dance anni '90. Ora il Nostro, affiancato dall'affascinante Lisa P. Duse (singer che ha già gravitato nell'orbita dei due gruppi sopraccitati), concretizza i propri sforzi nel nuovo progetto Porta Vittoria, che negli intenti programmatici dei suoi stessi protagonisti è "...un'avanguardia musicale che affonda le sue radici nella commistione di sonorità provenienti da svariati generi e culture: noise e musica classica, jazz e blues, elettronica e ambient, 'mediterranean pop'...". Un intreccio ricco di sfaccettature che il duo stesso non esita a definire "...una forma di globalismo musicale concepito per le incompatibili società moderne", per un'idea che ha catturato l'attenzione di una label dalle vedute sempre più ampie come la seminale Old Europa Cafe. Un lavoro molto ben confezionato (davvero bello il digipack completo di booklet) e prodotto (il mastering è curato dall'esperto Peter Andersson), ricco di riferimenti letterari (De Nerval, Buzzati, D'Annunzio, Ballard, Mann etc...), che già a partire dal titolo 'gioca' con quel celebre "inverno del nostro scontento" del monologo iniziale del Riccardo III, mutandolo in estate. Piace il modo in cui i due si spartiscono i compiti per le vocals nell'arco dei dodici brani del dischetto, tutti costruiti con raffinatezza ed estro per travalicare le facili etichette, in un contesto talmente eclettico da lambire finanche lidi prog, riuscendo comunque a mantenere alto il livello di compattezza. Un progetto fuori dagli schemi dunque, capace di passare con personalità ed estrema disinvoltura dalla raffinatezza downtempo dell'opener "World Crashing Down" agli umori jazzati di "Moments We Have Stars In Our Eyes" e "Death In Venice", dalle tinte più scure della misteriosa "Le Reve Et La Vie" e della mediterranea "Kaziglu Bey" alla più ariosa solarità di un frangente come "Sad Lieutenant G.D.", sino ai toni da ballata folk di "Fire In The Boudoir". Il duo si rivela abilissimo a mescolare le carte all'interno dello stesso brano, sfruttando i break per dare sfogo al proprio grande eclettismo, che trova il suo culmine - senza che il tutto suoni mai sfilacciato - in episodi quali "Guenther Lause Ist Nicht Bekannt" e in "Captatio Benevolentiae", laddove "Your Trash, My Treasure" incarna il lato più catchy e magnetico di un songwriting potenzialmente in grado di sedurre un'ampia platea. Un esordio ricco di spunti ben sviluppati per un progetto che, senza alcun dubbio, saprà infrangere altre barriere nel proprio accattivante percorso di ricerca artistica: sentitevi in dovere di prestare almeno un doveroso ascolto.
Roberto Alessandro Filippozzi
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