30-03-2013
ARKTAU EOS
"Ioh-Maera"
(Svart Records)
Time: (46:11)
Rating : 7.5
Ad oltre tre anni di distanza dall'ultima prova sulla lunga distanza "Ai Ma Ra" e curiosamente passati sotto l'ala protettrice della Svart Records (label nota principalmente per essere specializzata nel ristampare musica underground su vinile), i finlandesi Arktau Eos tornano finalmente col quinto ed atteso full-length, mirabilmente confezionato in un lussuoso digipak a sei ante completo di slipcase. Curioso notare inoltre come Antti Haapapuro (titolare di quella Aural Hypnox in seno a cui si è sviluppata la vita artistica di Arktau Eos e di svariati altri suoi progetti, ma che stavolta si affranca dagli oneri di realizzazione) ed Antti Litmanen tornino sulle scene contemporaneamente con due lavori (l'altro è "Unworeldes", sempre curato dalla Svart Records ma nel solo formato LP), segno evidente di come il duo - oltre ad un paio di CDr a tiratura limitatissima nell'ultimo biennio - non sia certo rimasto con le mani in mano negli ultimi tempi. Non sono poi mancati i momenti per organizzare le ricercate performance che caratterizzano la ricerca sonora e spirituale dei Nostri in degne cornici concettuali, tant'è che nelle note interne del nuovo album si legge che il medesimo "...è parte di una più vasta collaborazione che ha impiegato diversi medium ed è culminata nell'ottobre 2012 in una speciale performance a Bucarest, in Romania...". Forte di tali importanti prerogative, il duo prosegue il proprio cammino verso le vette spirituali che hanno come fulcro il suono, tenendo fede ad uno sviluppo ancora una volta minimale ma più rituale che non ambientale, sempre ricchissimo di inebrianti dettagli esaltati da una produzione decisamente ideale. Sono le oscure vibrazioni meditative di "Unbinding Kaamos", su cui si staglia il lugubre canto enochiano dell'ospite Barry William Hale, ad inaugurare l'opera, che nella successiva "Noxfaros" incontra le percussioni fra toni che si mostrano più minacciosi. I fluttuanti riverberi a tinte fosche di "Sunken Luminaries" sono il degno preludio al picco emotivo dell'opera, rappresentato da una title-track capace di un lento e inesorabile crescendo a base di campane rituali e voci mirabilmente incastrate; chiude "Otherstone Refraction", lungo sentiero sotterraneo che ci conduce sino alla destinazione finale. Benché questa nuova fatica non si possa fregiare del titolo di migliore fra tutte quelle sin qui pubblicate, permangono punti fermi di enorme importanza come la qualità a tutti i livelli (sonora, realizzativa, grafica, concettuale) ed una credibilità nel portare avanti un discorso che travalica il mero concetto di 'musica', da sempre onorato al meglio dal duo finnico: ancora una volta oltre il suono, verso una consapevolezza elementale assoluta.
Roberto Alessandro Filippozzi
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