07-02-2013
PARZIVAL
"Die Kulturnacht"
(Euphonious Records)
Time: (52:33)
Rating : 6
Settimo album per i Parzival, band danese composta principalmente da musicisti provenienti dalla Russia. I Nostri hanno da sempre frequentato il genere marziale, imitando e reinterpretando in vari modi la lezione dei Laibach. "Die Kulturnacht" segna un ritorno alle origini, dopo l'ampia parentesi segnata da tonalità electro/EBM che vedeva accostate ritmiche dance e motivi guerreschi. Lasciate le piste da ballo tornano in voga i temi orchestral-sinfonici, spesso interpretati con synth e tastiere, ma non manca all'appello anche una lunga lista di musicisti classici, capaci di migliorare una condizione sonora non sempre al top. Nel complesso i brani rimandano a colonne sonore per film di ambientazione bellica e medievale, variati da un canto ricalcato su quello di Milan Fras dei già citati Laibach. Le ritmiche sono incentrate principalmente su giri di rullante, mentre i cori aiutano ad aumentare un'enfasi che tarda ad arrivare. Se da un lato è evidente il miglioramento rispetto agli ultimi tre album (che rischiavano di cadere nel ridicolo), dall'altra si avverte il limite della ripetitività causata da tracce sempre molto simili tra loro e che conducono inevitabilmente alla noia. I Nostri costruiscono i suoni facendo leva su tonalità classiche (Wagner, Stravinsky), tralasciando sia il tipico pathos mortuario del genere (si pensi al primo Dernière Volonté o a Wappenbund), sia le architetture post-industriali utili a ricostruire i rumori dei campi di battaglia; a risentirne è l'appeal marziale, di sicuro non imponente come quello proposto da altri progetti coevi (si pensi a nomi come March Of Heroes o gli act della Rage In Eden). Il vero neo della band continua comunque ad essere la voce, come al solito macchiata da stecche e da una certa somiglianza coi rigurgiti post-prandiali. A svettare nella piattezza di 11 tracce è la sola "Das Gold Der Partei", ripulita da sinfonie d'accatto ed incentrata su un malinconico tema d'arpa. Pubblicazione che passerà inosservata anche agli occhi dei più stretti seguaci del martial.
Michele Viali