26-01-2013
MAEROR TRI
"Emotional Engramm"
(Zoharum)
Time: (76:24)
Rating : 7.5
Nel 1997 "Emotional Engramm" sanciva la fine della carriera dei Maeror Tri, trio tedesco che ha saputo costruire con maestria (attraverso una lunga serie di uscite iniziata nell'88) una drone-music ricavata sia da marchingegni elettronici che - soprattutto - da riverberi strumentali, in un periodo in cui l'underground ribolliva sotto le macerie degli anni '80 in attesa di riesplodere rigoglioso a ridosso del nuovo millennio. Il filo che separa il suono dal rumore è sempre stato sottilissimo nei brani della band, i suoni di strumenti come chitarra o flauto potevano assumere sembianze rumoristiche senza che l'ascoltatore riuscisse mai a decifrare la reale fonte sonora. Questo capitolo finale riprende solo in parte la vena degli album precedenti, spesso incentrati su fasci di drones dotati di una vena melodica persa tra la nebbia dei rumori: una tecnica compositiva che sarà poi ampiamente riutilizzata da tanti gruppi dark ambient del nuovo millennio. In "Emotional Engramm" i contorni da sogno, a metà tra una disperazione latente e una conscia perdita sensoriale, tornano nell avvio di "Chymos", nella fantastica "Undisonus", dove i toni vengono graffiati da ondate di rumore ignoto, e nella conclusiva "Sphaira", pregna di un'oscurità ormai fuori dai canoni attuali e forse per questo anche più pungente. Il trio sembra voler insistere più sugli accenni sonori, su piccole tessere da ricomporre in uno spazio indefinito: l'apertura di "Landscape Of Visionary Thoughts" sembra darci le coordinate per un quadro sempre in fieri, dove colori diversi si alternano creando un panorama policromo in cui è facile perdersi. Le staffilate metalliche prolungate all'unisono sono al centro di "Sublimis", pezzo che piega verso un rumorismo ambientale strutturato con una maestria che ormai è raro vedere. Stesso effetto infondono anche le successive "Nebulos" e "Vadum", più concentrate sull'accumulo dronico di elementi curiosi, forse ricavati dal mondo circostante e rielaborati in un crescendo tonale dal retrogusto celebrativo. La Zoharum non appronta solo una semplice ristampa, comunque di per sé necessaria, ma ripulisce le tracce con un'attenta operazione di remastering firmata da Lukasz Miernik, capace di rendere più nitidi i tanti suoni che si incrociano e si accavallano nel disco. Forse l'opera più industriale e straniante di Maeror Tri, indubbiamente segnata da importanti frizioni sonore, forse sintomo dell'imminente scissione del gruppo. La loro carriera ha visto vette più alte, ma ciò non sminuisce lo splendore di questo tassello conclusivo.
Michele Viali
http://www.myspace.com/maerortri