20-09-2012
KENTIN JIVEK
"Third Eye"
(Autoproduzione)
Time: (46:54)
Rating : 8
Kentin Jivek è uno straordinario musicista parigino, molto prolifico e dotto, che, anche per vie di distribuzione traverse, riesce comunque a guadagnarsi una meritata attenzione e a condividere palchi con artisti di grosso calibro. Solo due mesi fa è stato di supporto ai Legendary Pink Dots a Ginevra, con un live set affascinante, in compagnia di un violinista e visual fantasiosi. Jivek conta al suo attivo già sei full-lenght, più una manciata di EP e svariate apparizioni su compilation, fra uscite fisiche e in formato download. Si è sempre affidato a distribuzioni consone nell'era digitale (iTunes e Amazon su tutte), e per nostra fortuna questo nuovo capitolo della sua carriera è giunto anche nella nostra casella postale. Mentre scriviamo, sappiate che Kentin è già a lavoro su un nuovo lavoro, che vedrà luce questo stesso anno, e questo "Third Eye" sarebbe un ottimo punto d'inizio per scoprire un giovane e appassionato artista del suo calibro. Questo nuovo disco insegue stilisticamente il precedente "Now I'm Black Moon", un'antitesi della sperimentazione neo-folk verso lidi più ambient e ritualistici, senza dimenticare quella bella e fresca vena cantautoriale tipica dei francofoni. Potrebbe apparire ridondante citare ancora una volta la fine del mondo, ma Jivek lo appunta persino nella sua biografia. "Third Eye" non ne è la colonna sonora, ma una sorta di meditazione finale, giusta per tirare le somme dell'esistenza in chiave individualista: un viaggio dell'anima alla ricerca della sopravvivenza dall'immediata catastrofe, che trova rifugio nella trascendenza e nell'apertura - appunto - di quel 'terzo occhio' le cui visioni ci faranno raggiungere la felicità. Un poeta sciamanico, Jivek, profeta dell'energia interiore, difensore della luce celata in ognuno di noi, contrapposta ai mali che abbiamo inflitto al mondo esteriore. Straordinari episodi come "As The Frog Speaks Upon The Hill" o "White Letters On Black Sheets" presentano un punto d'incontro tra i furono Der Blutharsch e il Van Morrison più introverso, anche se è principalmente nella seconda parte del platter che Kentin mostra la sua vera anima. I Doors di "Strange Days", Brendan Perry o i Death In June più ritualistici: Jivek è tutto questo. Un'ascesa psichedelica e catartica, un viaggio che si compie con la perfezione (anche se poi starà all'ascoltatore sentenziare). "Third Eye" è un lavoro da ascoltare e riascoltare, per coglierne ogni sfumatura, ogni strofa (splendide le due canzoni in francese). L'ennesimo grande artista del sottobosco musicale: per fortuna che almeno internet accoglie a braccia aperte santoni simili. Obbligatorio per chi ama il folk, consigliato a chi è alla ricerca di sé stesso e ascolta la musica col sesto senso.
Max Firinu