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Room 108

28-08-2012

CANAAN

"Of Prisoners, Wandering Souls And Cruel Fears"

Cover  CANAAN

(Eibon Records)

Time: CD 1 (50:35); CD 2 (50:35)

Rating : 8.5

Ogni volta che si va ad 'affrontare' un nuovo lavoro dei lombardi Canaan, si viene inevitabilmente travolti da un'onestà che, là fuori, è prossima a scomparire definitivamente. È l'onestà che Mauro Berchi e soci riversano nelle loro tormentate composizioni, l'onestà di quell'autentico male di vivere che non è una patetica manovra di marketing studiata a tavolino per affascinare gli adolescenti, e di conseguenza l'onestà che l'ascoltatore più sensibile deve a questi sinceri cantori del buio interiore. I Canaan hanno smesso da tempo di vedere una luce in fondo al tunnel (se mai l'hanno vista...), e riversare tutto questo disagio - reale e intimamente toccante - in note e parole è il più amorevole degli atti catartici che un artista possa compiere. Una condivisione profonda con chi non è mai stato adatto al mondo che gente priva di scrupoli ha confezionato, e nel quale una massa informe di ignari si crogiola beatamente, contribuendo in maniera decisiva ad una vita che sa essere orribile, devastante e crudele. Di questa capacità innata dei Canaan abbiamo già avuto sei splendide testimonianze sulla lunga distanza, buon ultimo quel "Contro.Luce" che solo un anno e mezzo fa aveva segnato una sorprendente svolta per la band, sia nei suoni che nel cantato, nonché nella scelta dell'italiano per i testi. Ma è questo immane dolore il perno attorno a cui ruota il microcosmo dei Canaan, e le modalità espressive sono solo un mezzo, quindi chi pensava che avremmo ritrovato un gruppo ancor più intento a sperimentare suoni nuovi, sulla scia di "Contro.Luce", non dovrà scomporsi nel constatare che i Nostri sono invece tornati ad una formula più diretta, lineare e dai riflessi doom-dark, alleggerendo la fase di arrangiamento dall'approccio più ampio e cangiante del recente passato. Oltre ad un prepotente ritorno della lingua inglese per i testi, l'assetto muta anche nei cantati di Mauro, stavolta meno recitati e decisamente più cupi e profondi, ideali nell'intreccio creato con la splendida voce della nuova arrivata Arianna, che completa la line-up inserendosi magistralmente negli schemi dei Canaan. Il quadro d'insieme, dunque, muta profondamente: laddove "Contro.Luce" sapeva essere tremendamente struggente grazie al doloroso narrare in italiano di Mauro, "Of Prisoners..." sfrutta l'elettricità delle sue soluzioni per cavalcare un pathos ancor più impetuoso, intenso, tragicamente drammatico nei suoi risvolti più ruvidi come in quelli più fragili. La grande particolarità dell'opera, racchiusa nello stupendo doppio digisleeve con libretto di 32 pagine, è quella di dividersi fra due dischetti di identica durata: da una parte il primo, contenente le undici canzoni vere e proprie, e poi il secondo, dove gli stessi brani vengono traslati in una magnifica e stimolante chiave ambientale e diventano i 'prigionieri' ("Prisoner"), col loro numero crescente al fianco. Le succitate modalità esecutive riguardano ovviamente il primo CD, dove la ruvidità delle chitarre, il pathos incanalato dai semplici ma toccanti tappeti di synth, i ritmi scarni ed il dolente intreccio vocale fra Mauro ed Arianna (completo di svariati refrain da brividi) sono i colori con cui i Canaan dipingono il proprio sconforto, senza mai un calo d'intensità, fra picchi di devastante bellezza come "The Memory Traveller", la sontuosa ed epica "The Illusion Fugitive", una ritmata ed elettrica "The Solar Enemy" che potrebbe ambire al ruolo di singolo ed il dolente atto finale "The Love Slasher". Un viaggio di rara compattezza comunicativa da vivere senza soste, che nel secondo CD diviene solo strumentale, con modalità totalmente differenti: qui i pezzi, diventati i 'prigionieri', vengono spogliati della loro carica elettrica e tagliente per assumere fattezze ambientali, attraverso i cui filtri i Canaan non perdono neppure un'oncia della propria forza espressiva. Ritmi sottili e melodie impalpabili, meste, a tratti misteriose e spettrali, altre volte sinfoniche nel loro piglio doloroso (grazie alla preziosissima presenza degli strumenti della Universal Chaos Orchestra), con qualche pregiata e puntuale incursione della chitarra di Davide Borghi (Albireon). Due dischetti speculari nel trasmettere le sensazioni opprimenti che da sempre accompagnano il viaggio artistico di Mauro e soci, inscindibili per vivere appieno l'esperienza audiovisiva di "Of Prisoners...". Un'altra opera di efficacia unica nel suo genere, nuovo magnifico conseguimento artistico di un gruppo la cui ineluttabile missione è quella di narrare - come nessuno saprebbe fare meglio - tutto il dolore che può dimorare nell'animo umano.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.canaan.it/

http://www.eibonrecords.com/