30-07-2012
ATRIUM CARCERI
"Reliquiae"
(Cold Meat Industry)
Time: (69:42)
Rating : 6
Per tanti che se ne vanno, qualcuno che rimane. Atrium Carceri (al secolo Simon Heath), noto act dark ambient svedese di seconda generazione, scoperto e prodotto sin dal debutto dalla Cold Meat Industry, si mantiene fedele alla casa madre anche dopo il passaggio di distribuzione alla Tesco Organization. "Reliquiae", settimo album in quasi dieci anni di carriera, continua la scia stilistica intrapresa nel precedente "Phrenitis", basata su atmosfere soffuse, cercando di evitare le massicce profusioni di oscurità centrali nei classici album dark ambient degli anni '90 e ancora sfruttate dagli epigoni del genere. Le architetture dei pezzi sono strutturate per lo più su toni dimessi, partiture minimali fatte di piccoli rumori estratti dalla realtà o concepiti con l'elettronica: tutte creazioni brevi di due o tre minuti con sviluppi generalmente ridotti ai minimi termini, che vanno a comporre un grande quadro di schizzi spesso incompleti, incentrati su sonorità uniformi e prive di variazioni. Tale scelta appare fondamentale per distaccarsi dai vecchi clichès dark ambient, ma è foriera di risultati altalenanti. Rispetto all'album "Phrenitis" vengono meno i riferimenti alla guerra (e con essi anche qualche sonorità aggressiva) per lasciare il posto ad una tranquillità notturna, che sfrutta silenzi e toni dimessi al fine di evocare piccole cose. Di fatto l'unico brano che gode di una struttura degna di questo nome è "Unveiled", costruito attorno ad un mansueto tema di piano, esili rumori di passi e gocce che cadono, più una base di synth monocroma che viene alternata a pause di silenzio. Soluzioni comunque interessanti si incontrano laddove i timidi rumori assumono un andamento ritmico, e in questo senso appare ben congegnata "Knowledge Of The Few", sorretta da una profonda bassline doppiata da note di piano; costruzione analoga presenta anche "Manufactured Mind", variata da percussioni di caratura cibernetica, non troppo dissimile da un certo sound glitch e IDM arricchito da una maggiore dose di oscurità. Echi glitch emergono anche in pezzi come "Third From The Centre" e "Rusty Red Memory", evidenziando la necessità di variare uno stile che forse ha detto ormai tutto, nel tentativo di unire un'oscurità datata ad influssi sonori differenti che non disdegnano accenni malinconici. I toni melodici agiscono discretamente nella nera ninnananna di "Her Blessing", nella serpeggiante litania di "Recovering Fragments" e nel salmodiante canto a cappella della conclusiva "Godess". Ma diciannove tracce sono veramente tante e spesso ci si arena in brani senza senso, basati su un riverbero ripetuto in loop, un tema lineare picchettato da qualche rimbombo o un ambient noise utile per i videogiochi, ma poco efficace nell'economia dell'album; tali limiti emergono soprattutto nella seconda parte del CD, fin troppo minimale e ripetitiva. Nel complesso il titolo "Reliquiae" esprime al meglio il senso di un'opera scarna, fatta di respiri sonori più che di suoni, quasi ad indicare la parte rimanente di qualcosa che è stato volutamente corroso. L'effetto soundtrack è garantito, soprattutto per notturni scenari metropolitani dove tutto è fermo e dominato da un'oscurità calma e inquietante. Non il miglior Atrium Carceri, limitato forse da un minutaggio eccessivo che non aiuta a valorizzare quanto di buono presenta il disco.
Michele Viali