27-06-2012
DEUTSCH NEPAL
"Amygdala"
(Autarkeia)
Time: (66:03)
Rating : 7.5
Vi presentiamo con incolpevole ritardo il nuovo lavoro di Deutsch Nepal (datato maggio 2011), che per l'occasione passa dalla storica Cold Meat Industry, di cui ha contribuito in maniera imponente a sancire la gloria, alla interessante etichetta lituana Autarkeia, che ne produce quasi in contemporanea anche il bel doppio 7" "Rapist Park Junction". Come per ogni altro album firmato Lina Baby Doll, "Amygdala" si presenta con delle fattezze singolari: brani assai diversi l'uno dall'altro, influenze musicali lontane, retaggi anni '70, ma soprattutto un modus operandi industrial per un sound mediamente lontano dai canoni della musica industriale. L'ossatura dell'album è affidata a basi martellanti dall'andamento tribale e rituale, accompagnate da una voce a metà tra l'urlo, il canto e lo spoken-word. I suoni sono spesso segnati da tonalità anni '70, con percussioni che sembrano il prodotto di vecchie batterie o altri strumenti folklorici: indubbiamente l'esempio degli Amon Düül e di altre band kraut del passato rimane sempre vivo nel cuore di Peter Andersson. Tali peculiarità vengono racchiuse sia nel brano d'entrata "Eternal Day" che nel successivo "Take U Out Of Control", dove l'ipnotismo percussivo si fa ancor più marcato e rinforzato da stranianti riverberi vocali e meccaniche basi di synth. Con l'arrivo della title-track vengono amplificati i riferimenti sonori all'oriente e ad un certo esotismo esoterico, con percussioni ritualistiche e primordiali; la medesima architettura caratterizza la successiva "An Invitation To Heaven", con l'aggiunta di canti salmodianti e semi-cerimoniali. Tali schemi vengono ingrossati in un tripudio sonoro in "We Shall Live Again", che segna l'apoteosi dello sciamanismo mantrico dell'album. Decisamente differenti sono invece i due intermezzi "The Carnivors Cave" e "A Swinging View From The Gallows", strutturalmente vicini ai classici pezzi dark ambient e basati su una stratificazione di suoni e rumori che solo parzialmente li avvicina al resto del disco. Il finale ci regala inizialmente una traccia anomala come "Dead Dogs Entertainment", simile a certi brani del primo Der Blutharsch, costruita su una cupa linea di synth che accoglie un motivo campionato di polverosa musica d'antan con spoken-word di Lina Baby Doll. L'epilogo è affidato a "Hard To Breath", un pezzo decisamente troppo lungo che unisce oscure stratificazioni sonore a rintocchi ritmici, ancora una volta con i vocalizzi e le cacofonie di Lina in sovrimpressione. "Amygdala" riscatta Deutsch Nepal dall'altalenante "Erotikon" del 2006, recuperando in parte l'ipnotismo circolare di perle come "Deflagration Of Hell" e "Tolerance". La personalità del generale Baby Doll fa ancora la differenza, con un lavoro mediamente lontano dagli stereotipi post-industriali.
Michele Viali
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