03-06-2012
SALA DELLE COLONNE
"XX A.D."
(Cold Meat Industry)
Time: (48:35)
Rating : 7.5
Fa piacere veder tornare in forze un'etichetta storica e fondamentale come la Cold Meat Industry, attualmente sul mercato con quattro nuove uscite, e ancor di più fa piacere vedere il colosso svedese scommettere sul solo-project piemontese Sala Delle Colonne, dietro cui si cela quel Mehmet F. che abbiamo conosciuto anche nei panni di Mekhate. Sono passati all'incirca cinque anni dall'esordio di Sala Delle Colonne, quel "Cronache" pubblicato dall'ormai defunta Autumn Wind Productions, e nel frattempo molte cose sono cambiate nel modus operandi dell'artista alessandrino: da un passato intriso di industrial ambient e campionamenti ad hoc, dove l'aspetto descrittivo dei momenti salienti attraverso le due Guerre Mondiali, fra il 1915 ed il 1945, assumeva contorni più grigi ed ambientali, si approda oggi ad un suono sempre ispirato dal 'secolo breve' ma decisamente più votato alla marzialità neoclassica, anche grazie al prezioso contributo - in tre brani - dell'Orchestra Aurora, e quindi in grado di delineare con maggiore forza gli scenari che gli inequivocabili titoli dei brani intendono evocare. Il dischetto - racchiuso nell'essenziale ed elegante confezione digipak - si apre con la minacciosa "Ferin", che cede presto il passo alle sinfonie plumbee e severe di "Militia", prima che la marzialità possente ed epica di "Imperialismo Pagano" ci travolga con tutta la sua possanza. Quello che Mehmet riesce a trasmettere con immane efficacia è un pathos dal forte taglio cinematografico, come nella tesa e impetuosa "Terra Di Thule", ma anche negli archi post-battaglia della scura "Cuore Nero", o ancora nella bellicosa, inquieta e nera "The Fhuntain". Stupenda l'altalena di sensazioni generata da "Tradizione Futurista", fra porzioni corali maestose e celestiali ed esplosioni di furia bellica; è l'ultimo sussulto guerresco, poiché dalla dolente "Febbraio" al misterioso atto conclusivo "S.D.", passando per l'impalpabile melodia perduta fra le rovine di "Legionario" (su cui viene posata con grande gusto una canzone d'epoca) e gli ambienti sfuggenti di "Una Generazione Di Eroi" (realizzata a quattro mani con Bleiburg), i toni si fanno più mesti ed ambientali, in un manto di sensazioni intime e recondite. L'eccellente produzione esalta un suono maturo ed efficacissimo nel convogliare il grande pathos espresso, e con questo importante e decisivo salto di qualità, pur non ridefinendo gli stilemi del genere, Sala Delle Colonne è pronto ad imporsi nel gotha delle sonorità sinfonico/marziali di maggior pregio, forte della meritata visibilità che la Cold Meat Industry potrà garantirgli. Ancora una volta, la scena italiana alza la testa.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/saladellecolonnecronache