21-02-2012
INNER VISION LABORATORY
"Future Chaos"
(Zoharum)
Time: (77:35)
Rating : 8
Nonostante Inner Vision Laboratory sia sorto solo nel 2005, il progetto condotto in solitaria dal polacco Karol Skrzypiec può già vantare un numero di uscite superiore alla decina, fra album, collaborazioni e pubblicazioni nel solo formato digitale, anche per note etichette di settore, cui si aggiungono le numerose partecipazioni a compilation spesso molto interessanti. Un'attività intensa che ha dato buoni frutti sin dagli esordi (il full-length digitale del 2005 "Set Of Several Illustrations"), grazie ad un sound interamente strumentale che nei primi anni ha ripiegato spesso e volentieri su soluzioni da colonna sonora, fra l'etnico-tribale ed il neoclassico, piuttosto che far leva sul background di matrice dark ambient ed industrial. L'abile assemblatore di suoni Karol, però, già col precedente "Anywhere Out Of This World" (Beast Of Prey, 2010) aveva piegato le capacità descrittive del proprio lavoro ad una resa finale più prossima alla dark ambient, generando una soundtrack stavolta più minimale, sfuggente, mesta ed a tratti impalpabile. Il nuovo lavoro, edito in una bella e spartana confezione fuori formato e limitato a 444 esemplari numerati a mano, riesce a coniugare il tipico approccio dell'act polacco con le intuizioni della penultima fatica, sfoderando un piglio ambientale nettamente più oscuro ed un sostrato industrial-tribale ancor più duro che in passato. L'opera, decisamente lunga ma mai ridondante, assume deliberatamente i contorni di una soundtrack, che decora con le note uno scenario post-apocalittico di emersione e riconquista del pianeta a seguito del definitivo collasso della società odierna. La materia dark ambient viene abilmente sfruttata per dare il 'la' ai vari brani con toni desolanti, misteriosi e finanche minacciosi, ed a tratti si ritaglia momenti di fosco protagonismo, come nella tetra "Void", nella vibrante ed ossessiva "The Cult Of A New Dawn" e nella plumbea "Nothing Remained". L'abilità del Nostro nel lavorare di fino con synth, piano, field recordings e campionamenti, unita alle ottime capacità in fase di arrangiamento e ad una produzione decisamente apprezzabile, permette a quei momenti in cui il dualismo del progetto si compenetra di decollare in pieno, come dimostrano le varie "The Prophecy", "Abandoned City" e "Monolith", fra ritmi tonanti, efficace dark ambient, soundscapes dal grande potere suggestivo, magnifici groove tribali ed echi industriali. Il solo-project polacco dà il meglio di sé anzitutto nella title-track, episodio che allinea durezza industrial, tensione emotiva e bellezza delle tenui melodie, e poi in "Restricted Zone", frangente che - grazie ad una costruzione memorabile - pone l'accento praticamente su tutte le declinazioni e le sfumature del suono di un artista versatile e capace come Karol. Senza dubbio l'opera più completa e matura per Inner Vision Laboratory, progetto che merita in egual misura attenzione e rispetto per la credibilità riconoscibile al suo mastermind in ogni aspetto della sua lodevole creazione artistica.
Roberto Alessandro Filippozzi