19-02-2011
ALLERSEELEN
"Rauhe Schale"
(Aorta/Ahnstern)
Time: (69:35)
Rating : 8
Capita di rado di incappare in progetti che migliorano invecchiando, e con Allerseelen ci troviamo dinnanzi ad una di queste rare occorrenze. "Rauhe Schale" continua a proporre la formula che diede notorietà all'act austriaco sul finire degli anni '80: sessioni ritmiche circolari e ossessive dotate di percussioni avvolgenti e motivi ritualistici, ora arricchite da una moltitudine di varianti sonore che confermano una crescita artistica già evidenziata nel precedente "Hallstatt" (2007). Lo spirito 'military-pop' rimane quindi immutato, ma puntualmente migliorato nelle rifiniture e nelle soluzioni, fino a trasformarsi in quel 'folklore elettronico' con cui lo stesso Gerhard ama definire la propria musica. Gli strumentisti che partecipano all'opera forniscono dei colori singolari ai brani, che sfumano le proprie tonalità dal rock all'industrial, dal neoclassico al folk: sensazioni diverse incastonate in un impianto che i fans della band conoscono ormai a menadito. I violini imbracciati dalle esperte Annabel Lee (Blood Axis) e Meri Tadic (Eluveitie) producono sonorità ruvide e scarne che ben si uniscono alle architetture post-industriali, ma riescono anche a dare un mood locale dal sapore magico e antico. Per contro il basso di Marcel P. e i graffianti riff di chitarra di Dimo Dimov (Svarrogh), che nelle vesti di batterista va anche a rinforzare i pattern, amplificano la vena rock di alcuni passaggi, smussando e compattando gli angoli più grezzi dell'opera. Svettano tra i momenti migliori l'apertura di "Wo Ist Das Leben" (quasi una sintesi del contenuto del dischetto), le vibrazioni ancestrali degli archi in "Jede Welle" e "Die Klänge", l'anima irrimediabilmente industriale di "Die Berge Werden Leer Sein", il ritual-folk di "Herbstlied" e le movenze rock di "Raunachtsalz". Ma in generale ognuno dei 16 capitoli dell'album ha un suo ruolo e una sua ragion d'essere, compresa la conclusiva piano-ballad "Schlussbild". A completare il quadro è la presenza di tre tracce recuperate da lavori precedenti: la marziale "Sturmlied", ripescata da "Sturmlieder" (1996), e la coppia "Ob Auch Mein Herz So Funkelt" e "Raunachtkamerad", entrambe provenienti da "Flamme" (2003), ultimo retaggio di una morbidezza mediterranea che in "Rauhe Schale" ha ceduto il passo ad una ispirata spigolosità austro-alpestre. Gran disco, che mescola ingegno ed esperienza. Da non perdere!
Michele Viali
http://www.myspace.com/allerseelen
http://www.myspace.com/ahnstern