19-02-2011
BEATA BEATRIX
"In The Garden Of Ecstasy"
(Wave Records)
Time: (58:51)
Rating : 8
Se ormai è tristemente 'normale' che le buone band italiane del sottobosco musicale oscuro non godano delle giuste attenzioni da parte delle (poche) etichette nazionali, è altresì curioso che una realtà di valore come Beata Beatrix queste attenzioni non le abbia trovate neppure in Europa, dal momento che è stata la brasiliana Wave Records ad offrire al trio di Massa la possibilità di esordire sulla lunga distanza, dopo una gavetta che ha prodotto ben tre demo. A parte questo, ci fa piacere poter tornare su un disco risalente alla prima metà dello scorso anno (ma giuntoci solo ora con trasvolata intercontinentale), perchè si tratta di un debutto significativo da parte di una band assolutamente pronta ad affrontare al meglio la dura prova, forte di un grande affiatamento e di indiscutibili capacità pratiche. Il suono creato da Crowley (basso e campionamenti) e Ricy Trix (chitarra e programming) si muove su coordinate darkwave e gothic che pescano con successo sia dai gloriosi anni '80 che dal decennio successivo, specie per quanto attiene all'utilizzo della sei corde, con l'elettronica - mai invadente e sempre pulsante - chiamata a giocare un ruolo importante nelle composizioni, tutte coronate dalla superlativa prestazione vocale di Hatria, singer di razza, istrionica e teatrale, in possesso di un range di soluzioni davvero ammirevole ed ottima interprete di una scuola che guarda con affetto agli anni che furono dell'epopea dark. L'electro-goth di "Waiting The Moon", di "My Little Elizabeth" e della title-track è il terreno ideale per Hatria, liberissima in ogni frangente di mostrare tutte le sue qualità, ma anche nel gothic rock più sostenuto e graffiante di "They Crucified My Woe" la Nostra si cimenta alla grande, al pari delle migliori voci femminili del gothic/dark. Hatria finisce quasi per 'rubare la scena' ai suoi compagni d'avventure, ma a conti fatti non c'è nulla di male nel puntare apertamente su di una voce tanto carismatica, ed in ogni caso non viene certo eclissata la sapiente costruzione delle canzoni e la grande cura degli arrangiamenti, segni indiscutibili di un songwriting di qualità. Il trio emoziona in momenti quali la delicata e ricca di pathos "A Prayer" (grandi gli intrecci ed Hatria semplicemente strepitosa), la dolce ballad "In An Art Studio" (col suo bel crescendo d'intensità finale) ed una "Senti" magistralmente cantata in italiano, così come una "Il Tempio Delle Rose" mirabilmente costruita, che parte raffinata e drammatica per poi assumere un gradito piglio ritmato. Ora fascinosi (il goth-rock solido di "Love Must Die" e quello di classe di "Delirium & Love"), ora più istrionici e sensuali ("My Mother Is Like A Stereo"), ora addirittura più elettronici e pop ("Fetish Inside"), ma sempre assolutamente coerenti col proprio sound, i Nostri rivelano una versatilità che manca alla stragrande maggioranza dei loro colleghi di tutto il globo, dando una piccola lezione su come si possa affondare le proprie radici nel dark/goth anni '80 e '90 senza per questo suonare come dei cloni fuori tempo massimo, ma anzi, dando una vitale pompata d'energia all'intero filone musicale d'appartenenza. E con una voce come quella di Hatria, nessun traguardo è precluso alla band: ansiosi di vedere dove i Beata Beatrix arriveranno, non possiamo che caldeggiare l'acquisto di questo eccellente debutto.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/beatabeatrixgroup