27-12-2010
JAGGERY
"Upon A Penumbra"
(Autoproduzione)
Time: (49:29)
Rating : 8.5
Poco meno di quattro anni di presenza costante sul web ci hanno dato una visibilità crescente, così come è cresciuta di pari passo la considerazione di cui questa rivista è riuscita a godere a livello internazionale nel tempo. È stato un piacevolissimo 'dare e avere' lo scoprire tante nuove realtà musicali e, a nostra volta, venire scoperti da esse ed omaggiati con le loro nuove uscite, e ci riferiamo soprattutto ad un'intera galassia di artisti che curano la promozione in prima persona, operanti spesso e volentieri nell'ambito delle autoproduzioni. Così è andata coi Jaggery, quintetto di Boston da noi pressoché sconosciuto, ma con alle spalle già un EP ("In Lethe", 2004) ed un album ("Polyhymnia", 2006): due lavori interessanti che, nonostante la limitata diffusione, hanno messo in luce le qualità ed il talento della band capitanata da Singer Mali. Con la consapevolezza che quasi certamente questa è la prima volta che in Italia si parla della musica del combo americano, siamo estremamente lieti di presentarveli proprio in occasione di questa terza prova (edita in un gradevole digipak), la quale, come accade spesso con gli artisti di valore, coincide con la piena maturazione di un sound che già aveva impressionato positivamente in precedenza. Per descrivere la mirabile musicalità dei Nostri sono state usate etichette fantasiose come 'torture chamber pop', 'dark wave jazz' o 'siren rock', e questo per la grande originalità della multisfaccettata proposta, ma niente come la magica, avvolgente alchimia che si crea fra l'arpa celtica di Petaluma Vale, la viola di Rachel Jayson, il contrabbasso di Tony Leva, il drumming sopraffino di Daniel Schubmehl (palese la sua estrazione jazz) e la grande vocalità di Singer Mali (anche tastierista e pianista) può spiegare i contenuti del sound dei Jaggery, amabilmente fissato su CD con risultati di tutto rispetto a livello di produzione. Con rara ed estrema leggiadria il five-piece statunitense confeziona canzoni che sono piccoli, preziosissimi gioielli la cui caratura viene elevata da arrangiamenti di una classe unica, sui quali l'istrionica e magistralmente teatrale Mali va letteralmente a nozze, forte di una voce la cui gamma di soluzioni impressiona per versatilità, travolgendo con un trasporto emotivo da applausi. Eclettici, totalmente liberi dagli schemi e sempre all'altezza della situazione, i Nostri mescolano con disarmante semplicità soluzioni jazz, folk tradizionale ed inflessioni neoclassiche all'interno di brani impeccabili per pathos ed esecuzione, catturando magistralmente atmosfere e stati d'animo, ora in maniera soffusa, ora con crescendo che rivelano un vivido fuoco interiore. Suadenti, dolci e sognanti, i Jaggery ci incantano con eleganza in ognuno dei dieci brani del dischetto, e quando arriva il turno di "Paucity City" ci regalano qualcosa di veramente grande: fra arrangiamenti di una classe superiore, cullata dal ritmo gentile, Mali regala una prova così ricca di sfumature da sfiorare persino l'hip-hop nelle parti recitate, tenendo per mano le suadenti melodie di una vera e propria potenziale 'hit'. Ma potremmo prendere ad esempio qualsiasi altro episodio per elogiare le enormi qualità di questi artisti, dalla dolcezza di "What You Lack" all'ipnotica marzialità di "Small Town", dal grande coraggio di Mali nell'affrontare la propria performance in "Sea Of Sideways" alle ritmiche jazzate d'alto rango di "Rare Earth Element", e giù fino alla dolcissima ninna-nanna conclusiva "Funny Faces", ed alla fine non faremmo altro che confermare quanto detto poc'anzi circa le enormi capacità di una band unica nel suo genere. Musica di cotanto spessore artistico, e soprattutto di questa indiscussa, rara purezza, è potenzialmente in grado di toccare il cuore di chiunque si elevi di almeno un pollice sopra la mediocrità odierna, ma qui scriviamo per gente che la bellezza sonora la sa cercare, scoprire ed apprezzare (a differenza della massa distratta, priva di volontà e pilotata), e ad essi diciamo semplicemente che un gioiello come "Upon A Penumbra" non si può davvero ignorare. Da scoprire.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/jaggery