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Room 109

23-11-2010

AN DANZZA

"Last Autumn Tears"

Cover AN DANZZA

(Autoproduzione)

Time: (70:26)

Rating : 8

Nessun gonfalone sventola per Andrés Campuzano, ma anche senza una bandiera, un casato, insomma una label, i suoni del suo amore per la musica splendono ed il rinascimento misto al folk celtico fa sì che "Last Autumn Tears" sia un'autoproduzione di sontuoso aspetto. Bella tra i solchi, bella nella componente grafica, dignitosa nella resa digitale. Un suono cesellato com'era rifinita l'arte del '700, fiorito tra i tanti strumenti coinvolti per creare la danza rievocativa senza velleità filologiche, ma con l'unica, giustificabile pretesa di piacere e farsi amare, coinvolgere e conquistare. Andrés crea An Danzza nel 2004 per dare un volto ai suoni che sente scorrere in lui, ed è per questo riduttivo considerarlo un semplice musicista indipendente: non è da condannare se alcuni strumenti, tra cui arpa e cornamusa, nascono digitali, e nelle prossime righe verrete coinvolti in ciò che nasce in un angolo di Spagna, diventando una serie di dodici tracce per un dischetto - non dimenticatelo mai - autoprodotto. Apertura heavenly nei cori in attesa del rinforzo sonoro della chitarra, la regina di questo full-lenght, che entra trionfale tra flauti e rullate marziali in stile Narsilion (e siamo ancora in Iberia...), epopee evocative e figurabili nell'immaginario di tempi in cui la parola onore era marchiata col fuoco nei cuori. "New Beginning" è l'opener ideale, ricca di temi trattati e ben colorata dalla voce ricca di toni della cantante Cristina Galvàn (autrice anche del testo), mentre "La Eterna Primavera" è un inno al rinascimento puro per la sua struttura di canzone, in cui la musica supporta il tema poetico della poetessa Rosalìa De Castro, fondamentale in queste lande elegiache nell'800 spagnolo romantico di matrice galiziana. Storie che ci accomunano: castelli, baluardi difesi, dame onorate e conquistate; ora i flauti e la chitarra acustica, come in un arazzo rinascimentale (fondamentali quelli mantovani della Sala Del Tè), fioriscono nel suono leggiadro e variopinto, e nella successiva "Wake Of War" l'affinità con le nostre terre aumenta, perché la sei corde è qui sorella in tecnica con Vittorio Randelli, ed i suoni 'acquosi' richiamano gli Ataraxia di "Sueños", immergendo entrambi gli act nel cuore del folk colto ispanico. Il mondo celta vive profondo in "Symphonic Jig", dove la Galizia è il cuore dell'epopea e delle reminescenze, ma che nelle belle atmosfere create dalla cornamusa e dall'arpa percorre l'Atlantico verso nord, congiungendosi con mamma Irlanda e con lady Enya, archetipo di riferimento dal quale non si può fuggire, ma quale musicista lo farebbe? La summa, l'insieme di ciò che è An Danzza è "La Fuente De Los Ālamos", epica e poetica: nel testo è gloriosa, luminosa e costruita con un'architettura studiata per piacere in ogni aspetto. La danza finale è lirica, come in precedenza lo era la voce di rinforzo al canto principale (ancora nelle corde di lady Gàlvan), sempre aperta e solare come la sua terra, ciò che ci attendiamo e che non viene disilluso. Un brano davvero maestoso, e tutto l'album lo è: un esordio di lusso che consigliamo a coloro che, appassionati del folk ispanico, sanno quanta cultura ci sia dietro l'amore per la propria terra, amore che Andrés Campuzano dalla sua Madrid ha mutato in dodici canzoni senza tempo.

Nicola Tenani

 

http://www.myspace.com/andanzzasite